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Fabio Volo: “Tu sei stato uno degli ultimi che ha insegnato un mestiere, io sono venuto da te, non sapevo far la radio e tu mi hai insegnato delle regole, mentre adesso non funziona più così. Forse è per le nuove tecnologie, o perché i giovani son più bravi e quindi gli anziani si tengono?”
Claudio Cecchetto: “Domanda difficile, che avrebbe bisogno di un paio di puntate. Secondo me quello che succede adesso è che non ci sono più i direttori artistici. Adesso comandano gli amministratori delegati, che sono diventati direttori artistici. Ma come scelgono? Scelgono andando a casa. I figli dicono “mi piace quella cosa là!”. Loro tornano in azienda e dicono “prendete quello là!”. Ma siccome i giovani cambiano idea, dopo un mese gli amministratori arrivano a casa e i figli a tavola dicono “mi piace quell’altro!”. Quindi prendono e sbattono via quello di prima. Secondo me è un problema di amministratori delegati che fanno…”
Fabio Volo: “…che fanno gli artisti. Quindi alla fine sono i bambini che scelgono!”
Claudio Cecchetto: “Sì, sì, i direttori artistici oggi sono in realtà i figli degli amministratori delegati”.
Fabio Volo: “Tu sei sempre riuscito a capire il Paese in quel momento lì. Secondo te come è adesso questo Paese?”
Claudio Cecchetto: “Amo l’Italia perché gli italiani sono fortissimi. Hanno una grandissima fantasia, hanno sempre conquistato il mondo. Io penso che questo sia un paese meraviglioso, se ci tutelassero meglio i nostri politici, lasciandoci esprimere e non tassandoci, sicuramente avremmo un grandissimo futuro, perché noi italiani ce la facciamo sempre, quindi io sono sempre propositivo”.
Questo brevissimo resoconto è tratto da un’intervista che potete guardare qui e da un dialogo tra due persone molto importanti nel mondo della comunicazione e della radio. Parliamo di Fabio Volo e Claudio Cecchetto.
Quest’ultimo, in particolare, ha avuto il merito di “scoprire” personaggi che hanno segnato il mondo della radio e della musica (Jovanotti, Fiorello, lo stesso Fabio Volo e molti altri), oltre ad aver lanciato l’emittente radiofonica Radio Deejay. Chi meglio di lui avrebbe potuto offrire uno spunto di riflessione sugli attuali meccanismi che regolano il mondo della radiofonia?
Guardando quest’intervista molto interessante all’interno del programma “Volo in diretta” condotto su Raitre da Fabio Volo, ho ripensato all'argomento di cui avevamo parlato alcune settimane fa proprio sul nostro sito.
Potremmo utilizzare quanto letto ed ascoltato, come punto di partenza per una riflessione più ampia che sarebbe bello approfondire: non pensate che, anche se i tempi sono decisamente cambiati, nelle radio italiane sarebbe il caso di tornare a riscoprire il mestiere (vero) dello speaker? Non servirebbe, seguendo questa logica, un nuovo “talent-scout” (alla Cecchetto) disposto ad insegnare il mestiere più bello del mondo?
A voi la parola!
Articolo a cura di Mattia Savioni [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]
Fabio Volo: “Tu sei stato uno degli ultimi che ha insegnato un mestiere, io sono venuto da te, non sapevo far la radio e tu mi hai insegnato delle regole, mentre adesso non funziona più così. Forse è per le nuove tecnologie, o perché i giovani son più bravi e quindi gli anziani si tengono?”
Claudio Cecchetto: “Domanda difficile, che avrebbe bisogno di un paio di puntate. Secondo me quello che succede adesso è che non ci sono più i direttori artistici. Adesso comandano gli amministratori delegati, che sono diventati direttori artistici. Ma come scelgono? Scelgono andando a casa. I figli dicono “mi piace quella cosa là!”. Loro tornano in azienda e dicono “prendete quello là!”. Ma siccome i giovani cambiano idea, dopo un mese gli amministratori arrivano a casa e i figli a tavola dicono “mi piace quell’altro!”. Quindi prendono e sbattono via quello di prima. Secondo me è un problema di amministratori delegati che fanno…”
Fabio Volo: “…che fanno gli artisti. Quindi alla fine sono i bambini che scelgono!”
Claudio Cecchetto: “Sì, sì, i direttori artistici oggi sono in realtà i figli degli amministratori delegati”.
Fabio Volo: “Tu sei sempre riuscito a capire il Paese in quel momento lì. Secondo te come è adesso questo Paese?”
Claudio Cecchetto: “Amo l’Italia perché gli italiani sono fortissimi. Hanno una grandissima fantasia, hanno sempre conquistato il mondo. Io penso che questo sia un paese meraviglioso, se ci tutelassero meglio i nostri politici, lasciandoci esprimere e non tassandoci, sicuramente avremmo un grandissimo futuro, perché noi italiani ce la facciamo sempre, quindi io sono sempre propositivo”.
Questo brevissimo resoconto è tratto da un’intervista che potete guardare qui e da un dialogo tra due persone molto importanti nel mondo della comunicazione e della radio. Parliamo di Fabio Volo e Claudio Cecchetto.
Quest’ultimo, in particolare, ha avuto il merito di “scoprire” personaggi che hanno segnato il mondo della radio e della musica (Jovanotti, Fiorello, lo stesso Fabio Volo e molti altri), oltre ad aver lanciato l’emittente radiofonica Radio Deejay. Chi meglio di lui avrebbe potuto offrire uno spunto di riflessione sugli attuali meccanismi che regolano il mondo della radiofonia?
Guardando quest’intervista molto interessante all’interno del programma “Volo in diretta” condotto su Raitre da Fabio Volo, ho ripensato all'argomento di cui avevamo parlato alcune settimane fa proprio sul nostro sito.
Potremmo utilizzare quanto letto ed ascoltato, come punto di partenza per una riflessione più ampia che sarebbe bello approfondire: non pensate che, anche se i tempi sono decisamente cambiati, nelle radio italiane sarebbe il caso di tornare a riscoprire il mestiere (vero) dello speaker? Non servirebbe, seguendo questa logica, un nuovo “talent-scout” (alla Cecchetto) disposto ad insegnare il mestiere più bello del mondo?
A voi la parola!
Articolo a cura di Mattia Savioni [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]