ROMA - «Mezza Italia è candidata alle elezioni, l’altra metà gioca a Ruzzle». Il tweet di @GiovFranco è solo uno degli infiniti scambi di battute sul nuovo passatempo virtuale che sta facendo seguaci in tutto il pianeta. Tanto per citarne uno, Melissa Satta iericinguettava: «Sto imparando a giocare a Ruzzle». Commento subito in vetta alla classifica delle frasi più retwittate, ossia più rilanciate su Twitter. Insieme all’ex velina ci sono altri 16 milioni di giocatori in tutto il mondo che non si sono lasciati sfuggire il nuovo social game. Simile a Scarabeo, è la versione virtuale delle parole intrecciate.
L’ICONA GIALLA
Ruzzle, è l’applicazione per iPhone e Android in cui ci sfida nella composizione di parole. Un gioco perfetto per il touchscreen, per l’allenamento mentale e per ammazzare il tempo. Più il polpastrello è agile, l’intuizione rapida e la concentrazione alle stelle, più ci sono possibilità per annientare l’avversario. Da settimane, in Italia, è il gioco più scaricato e soprattutto, qui sta la chiave del suo successo, il più commentato sui social network. Ma come funziona? L’applicazione si scarica gratuitamente. Quando l’iconcina gialla compare sulla schermata del cellulare, la prima cosa da fare è meditare bene se aprirla o meno. Questo almeno il consiglio di alcune vittime di Ruzzle, alle prese con crisi di coppia («Scegli: o Ruzzle o me») e lavate di capo di amici e parenti («Stiamo parlando con te, puoi staccare un attimo gli occhi dal telefonino?»). Ogni momento è buono per lanciare una sfida. Una partita dura il tempo di una sigaretta.
L’idea è della Mag Interactive, una società svedese che sviluppa applicazioni. Meno di un anno fa, ci fu circa un milione di download. Poi il grande botto. Per i Ruzzle-addicted, i campioni dell’intreccio della parola, è stata creata anche la versione evoluta a pagamento: con 2,69 euro si possono sfidare più avversari contemporaneamente e condividere risultati e prestazioni. Una volta aperta l’applicazione ed entrati in pista, il passo successivo è invitare qualcuno alla sfida. La scelta è ampia: contatti di Facebook, follower di Twitter, amici di Ruzzle o, il più intrigante di tutti, l’avversario a caso. Per Simone Mulargia, ricercatore esperto di giochi online del Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza, la chiave sta nel carattere social dell’app. «Intercettare fonti diverse del divertimento, giocare con gli amici e condividere tutto online genera interesse. E poi l’idea di giocare con le parole e non ad esempio con gli animali, ha allargato molto la platea degli utilizzatori, coinvolgendo anche colti e letterati». Quindi già espertissimi, quindi molto più forti.
CACCIA AL TRUCCO
Ma, come in tutti i giochi, le tattiche si affinano con l’esperienza. All’inizio la sconfitta è d’obbligo. Come la sensazione di sgomento nello scoprire di aver trovato solo 40 parole su un totale di 277 possibili. Il ring è una tabella di sedici lettere: ogni giocatore deve comporre più parole possibili. «Dietro questo passatempo si nasconde una questione profondissima – spiega il linguista e filologo, Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca – in quanto permette a chi gioca di scoprire i principi dell’articolazione e della combinazione del linguaggio». Ma è possibile creare infinite parole con solo 16 lettere? «Prendiamo ad esempio la combinazione di lettere ‘mare’: scomponendo e ricomponendo in vario modo si ottengono già una trentina di parole nell’ambito della lingua italiana. Con pochi suoni dunque possiamo comporre milioni di parole. È molto positivo che si riscopra il linguaggio, certo - conclude il professore – bisogna evitare di diventare maniaci. E qualche volta, ai linguisti e non solo, può capitare». Articoli, aggettivi, verbi. Tutto è ammesso tranne i nomi propri. Perdere però, a lungo andare, secca. Per questo online è già scoppiata la caccia al trucco. Su YouTube pullulano i video tutorial su come vincere, per non parlare di siti e forum dedicati a come conquistare la gloria. E, ovviamente, condividerla in Rete. Ma non è sempre così semplice. Dopotutto, cinguettano su Twitter, la vita è come una partita a Ruzzle, le parole giuste ti vengono sempre quando ormai il tempo è scaduto.
Postilla. Tra i sintomi di dipendenza risulta anche il sorprendersi a scomporre mentalmente l’insegna di un bar e a pensare ad eventuali combinazioni di parole. Quindi, attenzione. Zio – Net - Tenta – Ne.
http://www.ilmessaggero.it/tecnologia/hitech/tutti_pazzi_per_ruzzle/notizie/245929.shtml