Tutti i responsabili sono stati denunciati per violazione della normativa di settore e rischiano fino ad un anno di reclusione e oltre 30mila euro di multa
Roma, 15 giugno 2013 - Centri commerciali, negozi, farmacie e palestre sparsi in tutta Italia: sono 126 gli esercizi che diffondevano abusivamente musica tutelata dal diritto d’autore e che sono stati individuati dalle Fiamme gialle di Novara impegnate nell’operazione “Music In Black”. Le indagini, coordinate dalla locale procura, hanno permesso di raccogliere elementi di prova a carico di oltre 100 indagati.
Tutti i responsabili sono stati denunciati per violazione della normativa di settore e rischiano fino ad un anno di reclusione e oltre 30mila euro di multa.Gli accertamenti hanno permesso di scoprire che oltre un terzo dei clienti collegati a un network “pirata”,approfittando dell’anonimato garantito loro dal sistema di frode ideato da un music provider novarese, avevano deciso di rischiare e omettere in tutto o in parte il pagamento dei diritti spettanti agli autori ed editori nonché ai produttori di fonogrammi nel rispetto della legge sul di diritto d’autore.
Per poter utilizzare all’interno del proprio esercizio commerciale un sottofondo musicale composto da brani tutelati, qualunque sia la “sorgente” utilizzata (compact disc, radio o un servizio di music in store)occorre infatti acquisire una specifica licenza da parte della Siae e, nel caso si intenda utilizzare i brani tutelati da quest’ultima, anche dalla Società consortile fonografici per quanto riguarda i relativi diritti connessi.
A seconda della superficie e della tipologia dell’esercizio commerciale, disporre di una regolare licenza per diffondere un sottofondo musicale di qualità soprattutto per le superfici più grandi, può però arrivare a costare anche diverse migliaia di euro all’anno. E per qualcuno può essere davvero forte, allora, la tentazione di provare ad ottenere con il “trucco” un bel risparmio sulle spese.
Stavolta, però, le cose non sono andate come i “furbi” si aspettavano perché il music provider ha sì omesso di comunicare i dati a Siae e Scf ma i finanzieri, sequestrati gli elaboratori presenti presso i clienti, hanno ricostruito con esattezza il numero e la tipologia dei brani diffusi.
http://qn.quotidiano.net/cronaca/2013/06/15/904782-diritti-autore-musica-nero.shtml
Roma, 15 giugno 2013 - Centri commerciali, negozi, farmacie e palestre sparsi in tutta Italia: sono 126 gli esercizi che diffondevano abusivamente musica tutelata dal diritto d’autore e che sono stati individuati dalle Fiamme gialle di Novara impegnate nell’operazione “Music In Black”. Le indagini, coordinate dalla locale procura, hanno permesso di raccogliere elementi di prova a carico di oltre 100 indagati.
Tutti i responsabili sono stati denunciati per violazione della normativa di settore e rischiano fino ad un anno di reclusione e oltre 30mila euro di multa.Gli accertamenti hanno permesso di scoprire che oltre un terzo dei clienti collegati a un network “pirata”,approfittando dell’anonimato garantito loro dal sistema di frode ideato da un music provider novarese, avevano deciso di rischiare e omettere in tutto o in parte il pagamento dei diritti spettanti agli autori ed editori nonché ai produttori di fonogrammi nel rispetto della legge sul di diritto d’autore.
Per poter utilizzare all’interno del proprio esercizio commerciale un sottofondo musicale composto da brani tutelati, qualunque sia la “sorgente” utilizzata (compact disc, radio o un servizio di music in store)occorre infatti acquisire una specifica licenza da parte della Siae e, nel caso si intenda utilizzare i brani tutelati da quest’ultima, anche dalla Società consortile fonografici per quanto riguarda i relativi diritti connessi.
A seconda della superficie e della tipologia dell’esercizio commerciale, disporre di una regolare licenza per diffondere un sottofondo musicale di qualità soprattutto per le superfici più grandi, può però arrivare a costare anche diverse migliaia di euro all’anno. E per qualcuno può essere davvero forte, allora, la tentazione di provare ad ottenere con il “trucco” un bel risparmio sulle spese.
Stavolta, però, le cose non sono andate come i “furbi” si aspettavano perché il music provider ha sì omesso di comunicare i dati a Siae e Scf ma i finanzieri, sequestrati gli elaboratori presenti presso i clienti, hanno ricostruito con esattezza il numero e la tipologia dei brani diffusi.
http://qn.quotidiano.net/cronaca/2013/06/15/904782-diritti-autore-musica-nero.shtml