Ecco cosa ho trovato in giro... una discussione tra un direttore di un'articolo scritto su un quotidiano e un utente:
Gentile direttore,
mi chiamo Alessandro Lanzi, avrei piacere di rispondere e discutere con la Sig.ra Simona Caraceni in merito all’articolo scritto sul quotidiano riguardo alla licenza SIAE per DJ.
Ci sono alcune imprecisioni nell’articolo: il DJ oltre a pagare una tassa annuale di 200 o 400 o 600 euro più IVA (somma che varia in base ai download o copie lavoro che si intendono eseguire annualmente cioè fino a 2000 o fino a 5000 o oltre le 5000 e se si supera una soglia si deve effettuare il pagamento supplementare).
Inoltre ogni DJ dovrà inserire nel suo account personale SIAE on line tutti i download o copie effettuate e che intende ”suonare in pubblico” in modo da farsi rilasciare ogni volta un attestato di licenza che andrà aggiornato ogni volta che il DJ acquisti o produca copie lavoro supplementari.
In un eventuale controllo SIAE il DJ dovrà avere sempre con se e mostrare: la propria licenza dj, l’attestato aggiornato (su cui sono presenti tutti i titoli dei brani con i rispettivi artisti) e le ricevute di avvenuto pagamento (per brani legalmente scaricati ed eseguiti nell’arco della serata) rilasciate da siti come ad esempio Beatport, iTunes.... oltre a compilare il programma musicale.
Sono considerate assolutamente illegali e contro l’etica di un vero DJ eseguire copie o download scaricati illegalmente.
Ciò andrebbe a discapito anche della stragrande maggioranza dei DJs che oggi producono musica.
Tale accordo tra SIAE e associazioni DJ fu fatto proprio per evitare la riproduzione illegale di brani evitando così la pirateria e per far sì che un DJ che ”suona” in Romagna possa eseguire un brano uscito il giorno prima negli Stati Uniti.
Spero di essere stato abbastanza chiaro nell’esposizione della normativa.
Nella speranza di un Vostro riscontro invio cordiali saluti.
Alessandro Lanzi
RISPOSTA:
Gentile sig. Lanzi,
in merito alla sua mail di risposta all’articolo sulla Voce di Romagna, vorrei chiarirle che quello che lei dice potrebbe anche essere vero, ma di fatto non lo è. Vivivamo in italia e le assicuro che le cose che non quadrano riguardo la SIAE non si fermano solo alla licenza dj, ma questo ne è uno degli ultimi esempi.
E’ vero che in teoria ad un presunto controllo bisogna dimostrare il regolare acquisto delle tracce, ma questo non è quello che mi stato lasciato intendere dai responsabili SIAE. Inoltre qual’è il motivo di dover pagare 200, 400 o 600 euro che siano? Se la licenza era un accordo in buona fede, perchè farla pagare? Quando acquisto un brano da Beatport o qualsiasi altro portale ho effettuato un acquisto regolare con tanto di ricevuta, e questo è ben chiaro in tutti gli stati europei. Perchè la SIAE impone di dover pagare una licenza?
Alla mia telefonata ai dirigenti SIAE, il problema della licenza mi è stato liquidato con: “è un problema politico, non di cosa è giusto o sbagliato”.
Ma andiamo al punto di quello che io non ritengo sia una licenza per evitare l’illegalità, quanto una sorta di pizzo, visto che il grosso mercato delle discoteche/dj era uscito dal controllo SIAE.
Quello che mi chiedo è cosa sto pagando? Il diritto d’autore sui brani che vengono riprodotti? La possibilità di riprodurre brani in pubblico?
Il terzo punto della licenza dice: “il titolare della licenza, intende effettuare a fini di uso in pubblico riproduzioni fonografiche di composizioni musicali, con o senza testo letterario, appartenenti al repertorio tutelato dalla Sezione Musica della SIAE”.
Sicuramente lei saprà che il 90% della musica che viene riprodotta nelle discoteche italiane non è tutelata dalla SIAE. Per verificare ciò si può accedere al sito http://www.siae.it in cui ognuno può effettuare una ricerca. Se i miei brani non sono tutelati dalla SIAE perché devo pagare e soprattutto perché nessuno sa dirmi cosa devo fare per dimostrare ciò ed essere esente. Non posso pagare dei forfettari che non andranno mai distribuiti agli artisti in questione. Non mi sembra nè logico nè regolare.
Alla domanda al dirigente SIAE “ma se io risproduco solo brani che non sono tutelati dal repertorio SIAE perché devo pagare la licenza?” La risposta è stata: “Lei non si preoccupi, tanto si tratta di un forfettario prima incassiamo i soldi poi decidiamo come distribuirli”.
Ammettiamo invece che io stia pagando la possibilità di riprodurre in pubblico i miei brani acquistati lecitamente. Quello che non quadra è: se io acquisto un brano da Beatport è la stessa identica cosa di comprare un vinile in Inghilterra, la dimostrazione dell’autenticità del prodotto è data dalle ricevute rilasciate da Beatport, perchè devo pagare se riproduco la mia traccia acquistata da Beatport mentre se ho comprato il vinile no? Dove sta il nesso?
Tutto questo mi sembra qualcosa che va oltre la volontà di rendere un certo mercato quanto più legale possibile. Il resto dell’Europa va verso la liberalizzazione tramite le licenze Creative Commons e in italia la SIAE non fa altro che chiudere i mercati, penalizzare il lavoro di musicisti, produttori e dj, facendo leva sui locali che a questo punto si trovano in grosse difficoltà economiche per riuscire a sopperire a tutte le spese che la SIAE impone.
Lo sa benissimo anche lei, la SIAE non tutela i musicisti tutela coloro che sono la SIAE.
Cordiali Saluti.
Giuseppe Magistro e Simona Caraceni
Gentile direttore,
mi chiamo Alessandro Lanzi, avrei piacere di rispondere e discutere con la Sig.ra Simona Caraceni in merito all’articolo scritto sul quotidiano riguardo alla licenza SIAE per DJ.
Ci sono alcune imprecisioni nell’articolo: il DJ oltre a pagare una tassa annuale di 200 o 400 o 600 euro più IVA (somma che varia in base ai download o copie lavoro che si intendono eseguire annualmente cioè fino a 2000 o fino a 5000 o oltre le 5000 e se si supera una soglia si deve effettuare il pagamento supplementare).
Inoltre ogni DJ dovrà inserire nel suo account personale SIAE on line tutti i download o copie effettuate e che intende ”suonare in pubblico” in modo da farsi rilasciare ogni volta un attestato di licenza che andrà aggiornato ogni volta che il DJ acquisti o produca copie lavoro supplementari.
In un eventuale controllo SIAE il DJ dovrà avere sempre con se e mostrare: la propria licenza dj, l’attestato aggiornato (su cui sono presenti tutti i titoli dei brani con i rispettivi artisti) e le ricevute di avvenuto pagamento (per brani legalmente scaricati ed eseguiti nell’arco della serata) rilasciate da siti come ad esempio Beatport, iTunes.... oltre a compilare il programma musicale.
Sono considerate assolutamente illegali e contro l’etica di un vero DJ eseguire copie o download scaricati illegalmente.
Ciò andrebbe a discapito anche della stragrande maggioranza dei DJs che oggi producono musica.
Tale accordo tra SIAE e associazioni DJ fu fatto proprio per evitare la riproduzione illegale di brani evitando così la pirateria e per far sì che un DJ che ”suona” in Romagna possa eseguire un brano uscito il giorno prima negli Stati Uniti.
Spero di essere stato abbastanza chiaro nell’esposizione della normativa.
Nella speranza di un Vostro riscontro invio cordiali saluti.
Alessandro Lanzi
RISPOSTA:
Gentile sig. Lanzi,
in merito alla sua mail di risposta all’articolo sulla Voce di Romagna, vorrei chiarirle che quello che lei dice potrebbe anche essere vero, ma di fatto non lo è. Vivivamo in italia e le assicuro che le cose che non quadrano riguardo la SIAE non si fermano solo alla licenza dj, ma questo ne è uno degli ultimi esempi.
E’ vero che in teoria ad un presunto controllo bisogna dimostrare il regolare acquisto delle tracce, ma questo non è quello che mi stato lasciato intendere dai responsabili SIAE. Inoltre qual’è il motivo di dover pagare 200, 400 o 600 euro che siano? Se la licenza era un accordo in buona fede, perchè farla pagare? Quando acquisto un brano da Beatport o qualsiasi altro portale ho effettuato un acquisto regolare con tanto di ricevuta, e questo è ben chiaro in tutti gli stati europei. Perchè la SIAE impone di dover pagare una licenza?
Alla mia telefonata ai dirigenti SIAE, il problema della licenza mi è stato liquidato con: “è un problema politico, non di cosa è giusto o sbagliato”.
Ma andiamo al punto di quello che io non ritengo sia una licenza per evitare l’illegalità, quanto una sorta di pizzo, visto che il grosso mercato delle discoteche/dj era uscito dal controllo SIAE.
Quello che mi chiedo è cosa sto pagando? Il diritto d’autore sui brani che vengono riprodotti? La possibilità di riprodurre brani in pubblico?
Il terzo punto della licenza dice: “il titolare della licenza, intende effettuare a fini di uso in pubblico riproduzioni fonografiche di composizioni musicali, con o senza testo letterario, appartenenti al repertorio tutelato dalla Sezione Musica della SIAE”.
Sicuramente lei saprà che il 90% della musica che viene riprodotta nelle discoteche italiane non è tutelata dalla SIAE. Per verificare ciò si può accedere al sito http://www.siae.it in cui ognuno può effettuare una ricerca. Se i miei brani non sono tutelati dalla SIAE perché devo pagare e soprattutto perché nessuno sa dirmi cosa devo fare per dimostrare ciò ed essere esente. Non posso pagare dei forfettari che non andranno mai distribuiti agli artisti in questione. Non mi sembra nè logico nè regolare.
Alla domanda al dirigente SIAE “ma se io risproduco solo brani che non sono tutelati dal repertorio SIAE perché devo pagare la licenza?” La risposta è stata: “Lei non si preoccupi, tanto si tratta di un forfettario prima incassiamo i soldi poi decidiamo come distribuirli”.
Ammettiamo invece che io stia pagando la possibilità di riprodurre in pubblico i miei brani acquistati lecitamente. Quello che non quadra è: se io acquisto un brano da Beatport è la stessa identica cosa di comprare un vinile in Inghilterra, la dimostrazione dell’autenticità del prodotto è data dalle ricevute rilasciate da Beatport, perchè devo pagare se riproduco la mia traccia acquistata da Beatport mentre se ho comprato il vinile no? Dove sta il nesso?
Tutto questo mi sembra qualcosa che va oltre la volontà di rendere un certo mercato quanto più legale possibile. Il resto dell’Europa va verso la liberalizzazione tramite le licenze Creative Commons e in italia la SIAE non fa altro che chiudere i mercati, penalizzare il lavoro di musicisti, produttori e dj, facendo leva sui locali che a questo punto si trovano in grosse difficoltà economiche per riuscire a sopperire a tutte le spese che la SIAE impone.
Lo sa benissimo anche lei, la SIAE non tutela i musicisti tutela coloro che sono la SIAE.
Cordiali Saluti.
Giuseppe Magistro e Simona Caraceni