Ci fu un club non come gli altri, un club che avrebbe scombussolato tutto. Situato all'angolo di Broadway e di Bleecker Street nel quartiere di Chelsea, a New York, il "Loft". Aprì i battenti nel 1971.
In realtà non era un club, ma un vero loft, un appartamento nel quale viveva il dj ed organizzatore David Mancuso.
"Siamo tutti dei Loft Babies". Lo spirito del Loft è quello di azzerare ciò che siamo nella vita quotidiana.
La musica e conseguentemente il ballo, come momento di democazia totale.
Quindi il Loft professò di essere ciò che siamo senza limiti di colore, orientamento sessuale o "classe sociale" grazie alla Musica. Con il fiorente mercato e commercializzazione delle "discoteche" oggi potrebbe sembrare scontato, ma fu forse questa la vera innovazione del Loft. Il ballo, all'apparenza attività frivola, ha una forte carica politica. La favolosa storia della House music inizia così, con duecento fedeli riuniti ogni week-end al Loft.
Per entrare occorreva avere la Card e non era molto facile ottenerla. Bisognava conoscere e amare la musica follemente quanto Mancuso.
Blacks, latinos e bianchi tutti insieme che ballavano sul suono del miglior sound-system della città. Per la prima volta, un locale notturno possedeva un suono cupo assiato su dei bassi così assordanti che rendeva pazzi tutti i Loft Babies.
Scappando alle autorità dicendo di queste feste che erano private, Mancuso non poteva quindi vendere alcol.
Ma per Mancuso, il fatto di non essere veramente un club gli permetteva di chiudere quando gli pareva. E quindi i parties duravano delle ventine d'ore ed era "in" arrivare al locale il più tardi possibile. Non prima delle 6 in ogni caso. David Mancuso fu il primo ed ultimo dj culto.
Proseguirà l'avventura del Loft, da appartamenti ad appartamenti, di Loft in Loft. E connobbe innumerevoli difficoltà con le autorità. In 1979, grazie ai suoi calzini, si salva di un processo... Infatti, accusato di organizzare serate a scopo di lucro (un motivo come un altro di chiudere questo luogo per gay), è il suo amico Mel Cheren che apportò la testimonianza salvatrice: "Vostra Eccellenza, come volete che un uomo che, senza fare attenzione, mette ogni mattina calzini diversi l'uno dall'altro possa avere un minimo senso di business ???!!". Mancuso, puritano! Ed è ancora tutt'ora dj con le sue tre particolarietà: il suono è volutamente basso, non mixa (si accontenta solo di mettere i dischi uno dopo l'altro) e non cerca di fare il furbo programmando dischi sconosciuti. Le uniche cose che lo interessano, sono la qualità della musica e l'intelligenza nel programmarla. L'ambiente non la tecnica! In effetti, ne ha piene le scatole dei dj tecnicamente bravi e di questa ossessione moderna di mixare in tempo i dischi. Lui stesso s'è tolto il mixer: Solo due piatti, come ai vecchi tempi! Dicevi già nel 1983 !!!!
In realtà non era un club, ma un vero loft, un appartamento nel quale viveva il dj ed organizzatore David Mancuso.
"Siamo tutti dei Loft Babies". Lo spirito del Loft è quello di azzerare ciò che siamo nella vita quotidiana.
La musica e conseguentemente il ballo, come momento di democazia totale.
Quindi il Loft professò di essere ciò che siamo senza limiti di colore, orientamento sessuale o "classe sociale" grazie alla Musica. Con il fiorente mercato e commercializzazione delle "discoteche" oggi potrebbe sembrare scontato, ma fu forse questa la vera innovazione del Loft. Il ballo, all'apparenza attività frivola, ha una forte carica politica. La favolosa storia della House music inizia così, con duecento fedeli riuniti ogni week-end al Loft.
Per entrare occorreva avere la Card e non era molto facile ottenerla. Bisognava conoscere e amare la musica follemente quanto Mancuso.
Blacks, latinos e bianchi tutti insieme che ballavano sul suono del miglior sound-system della città. Per la prima volta, un locale notturno possedeva un suono cupo assiato su dei bassi così assordanti che rendeva pazzi tutti i Loft Babies.
Scappando alle autorità dicendo di queste feste che erano private, Mancuso non poteva quindi vendere alcol.
Ma per Mancuso, il fatto di non essere veramente un club gli permetteva di chiudere quando gli pareva. E quindi i parties duravano delle ventine d'ore ed era "in" arrivare al locale il più tardi possibile. Non prima delle 6 in ogni caso. David Mancuso fu il primo ed ultimo dj culto.
Proseguirà l'avventura del Loft, da appartamenti ad appartamenti, di Loft in Loft. E connobbe innumerevoli difficoltà con le autorità. In 1979, grazie ai suoi calzini, si salva di un processo... Infatti, accusato di organizzare serate a scopo di lucro (un motivo come un altro di chiudere questo luogo per gay), è il suo amico Mel Cheren che apportò la testimonianza salvatrice: "Vostra Eccellenza, come volete che un uomo che, senza fare attenzione, mette ogni mattina calzini diversi l'uno dall'altro possa avere un minimo senso di business ???!!". Mancuso, puritano! Ed è ancora tutt'ora dj con le sue tre particolarietà: il suono è volutamente basso, non mixa (si accontenta solo di mettere i dischi uno dopo l'altro) e non cerca di fare il furbo programmando dischi sconosciuti. Le uniche cose che lo interessano, sono la qualità della musica e l'intelligenza nel programmarla. L'ambiente non la tecnica! In effetti, ne ha piene le scatole dei dj tecnicamente bravi e di questa ossessione moderna di mixare in tempo i dischi. Lui stesso s'è tolto il mixer: Solo due piatti, come ai vecchi tempi! Dicevi già nel 1983 !!!!