Le mani sulla Grande Mela. Da quando il suo ex compagno di scuola e amico Notorious B.I.G. è passato a miglior vita, poco alla volta è diventato lui il numero uno nella patria del rap. Le mani di cui parliamo sono quelle di Jay-Z, la città in questione è New York. Difficile individuare una carriera più longeva e prolifica di quella di Jay-Z tra gli artisti hip hop, un ambiente talmente competitivo che la maggior parte dei rapper non arriva al terzo disco. Bene, il nostro Shawn Carter di album ne ha pubblicati undici in dieci anni (di cui 8 inediti), si è lasciato alle spalle tutti i rivali, si è tolto lo sfizio di pubblicare un disco live, è diventano boss della Def Jam e tutti ancora lo cercano per featuring e collaborazioni. Merito dei suoi talenti, certo, tra i quali non è mai mancato uno spiccato spirito imprenditoriale. Quanti altri nullatenenti sarebbero stati capaci di creare dal nulla una label (fondata insieme a Damon Dash e Kareem Burke), autoprodurre i propri dischi e trovare un distributore (Priority Records) ancor prima di aver pubblicato alcunché? Pochi, pochissimi, soprattutto nel 1996 quando non era ancora una moda fondare una propria etichetta. La sua Roc-a-fella Records, poi passata sotto l'egida della Def Jam, è una realtà dell'hip hop che sforna Mc e deejay (Cam'ron, Dj Clue, Beanie Sigel, Memphis Bleek). Nato a Brooklyn il 4 Dicembre 1969, l'adolescenza di Shawn dura poco: il padre abbandona la famiglia, il ragazzo conosce la furbizia della strada, diventa un ladruncolo. Nel quartiere tutti lo chiamano Jazzy, qualcosa molto simile a 'fighetto', nomignolo che poi viene storpiato in un più originale Jay-Z. Dopo anni di gavetta, finalmente, il grande salto 'in the rap game'. Il suo album di debutto, "Reasonable Doubt", è subito uno dei migliori di tutta la sua discografia, un classico. I pezzi trainanti dell'album, non premiato arrivato al numero 23 della classifica statunitense, sono i duetti con due pezzi grossi del mondo hip hop:"Can't Knock The Hustle" con Mary J. Blige e "Brooklyns Finest" con il collega Notorious 'Biggie Small' B.I.G. Tuttavia a riscuotere il successo maggiore è il brano a due voci registrato con l'allora meno celebre Foxxy Brown:"Ain't No Nigga", entrato nelle top 50 Usa. Ai tempi però, siamo nel 1996, la bravura di Jigga (altro suo nickname) passa un po’ in secondo piano, notata soprattutto dalla critica e dagli ascoltatori più smaliziati del genere. Con "In My Lifetime, vol. 1", pubblicato nel novembre dell'anno successivo (Notorious è già morto), la musica cambia: Jay-z esplode come lyricist sopraffino e ottimo rapper. La tecnica è eccellente, la rappata fluida, ma a decretarne il successo, è soprattutto la vulcanica creatività dei testi: l'album debutta direttamente al numero 3 delle chart statunitensi. Le hit vincenti stavolta sono parecchie ("You Must Love Me", "Where I'm From" e "The City Is Mine"), i guest un piccolo plotone: Puff Daddy, Lil' Kim, Too Short, BLACKstreet e il ricercatissimo producer Dj Premier. Jay-Z si imbarca in un tour a tappeto nelle arene, la sua popolarità cresce a dismisura e, non contento, continua a sfornare album uno via l'altro con impressionante facilità. L'idea vincente è quella di accostare a ogni disco un capitolo corrispondente nella vita di Jigga. Nel 1998 e nel 1999 arrivano altri due 'volumi':"Vol. 2: Hard Knock Life" e "Vol. 3: Life And Times Of S. Carter", due dischi che scalano le classifiche grazie anche alle collaborazioni con artisti rap (ma anche con Mariah Carey) tra i più 'hot' del momento: Timbaland e Swizz Beatz tra i producer, Juvenile, DMX e Dr. Dre tra gli Mc, tanto per fare qualche nome. A conferma che sul finire del millennio tutti vogliono entrare nella dorata famiglia del rapper più conosciuto e celebrato della East Coast. Proprio il tema famigliare è l'idea che sta alla base del quinto disco, "The Dinasty Roc La Familia", pubblicato sul finire del 2000. La famiglia in questione è l'entourage di Jigga, che mette in vetrina i suoi fortunati protege: Freeway, Memphis Bleek, Amil, Dj Clue ma soprattutto il talentuoso Beanie Sigel – quasi una co-star del disco - presente in 8 dei 16 brani. Il singolo trainante è "I Just Wanna Love You (Give It 2 Me) ", prodotto dai Neptunes, le nuove superstar dell'arrangiamento. Anche R. Kelly, Scarface e Snoop Dogg fanno una comparsata, ma nulla più: niente pezzi grossi questa volta, a fare da richiamo basta il nome di Jay-z. Nel settembre del 2001 arriva il sesto album, "The Blueprint", quello della consacrazione definitiva. I pezzi che 'spaccano' le classifiche si chiamano "Izzo (H.O.V.A.) ", "Takeover" e "Girls, Girls, Girls", ma anche un'invettiva a due voci con Eminem ("Renegade"). Tre mesi dopo viene pubblicato "Unplugged", un disco che è anche un interessante e inedito esperimento per il mondo del rap: si tratta di una sorta di 'Best of Jigga' in versione acustica registrato dal vivo negli studi di Mtv. Nel novembre del 2002, con un incredibile regolarità di un album ogni 10 mesi nei precedenti 6 anni, viene pubblicato "The Blueprint²: The Gift & the Curse", che già viene considerato da molti l'album definitivo di Jay-z. Il doppio cd contiene 25 brani per 110 minuti di musica e un sontuosissimo cast con pochi eguali nella storia del rap. Tra i 'guest performer', tutti molto diversi tra loro, si passa con disinvoltura da Rakim a Lenny Kravitz, da Faith Hill a Big Boi degli Outkast, da Scarface a Beyoncé Knowles (a proposito, proprio durante la registrazione di "Bonny & Clyde" tra la bellissima delle Destiny's Child e Jigga sboccia la love story). Ma anche il team dei producer non è da meno: Dr Dre, Timbaland, Neptunes e Kanye West sono la formidabile squadra che solo uno come Jay-z poteva mettere insieme. L'album vende 550 mila copie in una settimana, scalzando dalla testa della classifica proprio Eminem, l'altro re mida del rap. Anche a livello nazionale, nei primi anni del duemila è ancora Jay-z il vero signore dell'hip hop commerciale - ma sarebbe meglio dire popolare - nel senso più positivo del termine. Dopo questo ennesimo exploit e la pubblicazione del "Black Album" (2003), Jay-z si dedica esclusivamente al business, l'altro suo grande talento, e nel 2005 chiude una vecchia disputa con l'arcinemico Nas, che entra a far parte della scuderia Def Jam, di cui Jay-z è diventato nel frattempo presidente e amministratore delegato. Tuttavia il richiamo del mic è troppo forte e nell'autunno 2006 Jiggaman torna a inanellare rime in un disco di inediti, "Kingdom Come", anticipato dal singolo "Show Me What You Got", e che prevede una serie di collaborazioni con Usher, John Legend, Ne-Yo, Pharrell Williams e addirittura un brano con Chris Martin dei Coldplay. Nel 2007 il rapper continua a lavorare in studio e la sua ultima fatica si chiama "American Gangster", un concept album che trae ispirazione dall'omonimo film di Ridley Scott. L'anno successivo Jay-Z convola finalmente a nozze con Beyonce Knowles, il coronamento ideale di una delle parabola più belle e significative nella storia della musica urban.
JAY-Z
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