Sono ormai anni che ogni volta che una programmazione non funziona, una serata non e’ Sold Out, o il pubblico non e’ dei migliori, il mantra che si ripete e’: MANCANO I P.R!!!
Naturalmente, nel considerare molto vaga questa affermazione, nessuno si pone mai il problema di pensare che forse quel dj non aveva tutto quell’appeal, o che in quel periodo giravano pochi
soldi in giro per andare a ballare, o altri motivi….
No!!! MANCANO I P.R!!!!
Ok, prendiamo per buona l’affermazione, e analizziamola.
Per p.r, o promoter, in stretta sintesi si intende un individuo che si occupa di promozione e comunicazione, applicando la “presunta” attitudine allo sviluppo a 360′ delle attivita’ che,
in questo settore, un club propone.
In Italia la scuola del promoter (che poi prende i gradi e diventa a.d, art director) e’ delle migliori. Fior di nomi da poter ricordare hanno fatto la storia della nightilife, citarne qualcuno sarebbe
ingeneroso verso gli altri, ma dal 1988 il p.r che facesse il lavoro con serieta’ e’ stato un elemento cardine nella ricerca di un buon risultato. I clubs spesso facevano un vero e proprio PRmercato,
chi si accaparrava i migliori aveva ottime possibilita’ di costruire il club piu’ bello.
E perche’ succedeva questo?
Semplice, perche’ il p.r faceva ancora cio’ per cui si era avvicinato al lavoro in disco, cio’ per cui si era allenato. Il p.r parlava.
E’ vero, sembra strano a dirsi, oggi. Oggi non si parla, si posta. Anni fa il p.r telefonava settimanalmente a TUTTI i propri amici, ai clienti piu’ interessanti, o li andava a trovare personalmente, e parlava a lungo con ciascuno, descrivendo pregi e difetti della serata che si occupava di promuovere. E, di parlata in parlata, nascevano meravigliose amicizie.
Alcune caratteristiche di base erano richieste, ovvio. Niente di eccezionale, una buona conoscenza dell’italiano poteva bastare, se poi unita ad un minimo di cultura e a un bel tocco di educazione allora il p.r poteva provare a crescere. Chi parla di immagine esteriore, glamour, abiti, profumi.. ecco, non ci ha capito niente. Il p.r era l’elemento di raccordo tra il pubblico e il club, e piu’ era spontaneo, piu’ era “del popolo”, piu’ era il p.r di tutti, piu’ aveva successo. Il contatto con gli amici che attraversavano l’Italia per venire a trovarti era impagabile. Il riuscire a far relazionare tra loro gente dei posti piu’ disparati, culture diversissime, era uno dei pregi piu’ importanti di un p.r.
E, in effetti, grandi personaggi hanno segnato epoche, perche’ stavano al tavolo del principe e un attimo dopo ballavano con l’operaio. Da un certo punto in poi, alcuni grandi nomi hanno cominciato a chiudere l’attivita’, e l’ambiente disco non ha piu’ avuto un ricambio all’altezza del passato. Il ruolo si e’ un po’ perso, in nome di una sfrenata voglia di “suonare”. Questa e’ l’epoca dei djs. Perche’ mai, pero’, una attivita’ cosi’ affascinante si e’ persa? Qualcuno dice che, siccome tra il 2004 e il 2005 circa c’e’ stato un radicale cambio di prodotto musicale, questo nuovo sound che arrivava toglieva di fatto la possibilita’ di parlare e relazionarsi come prima, dentro una sala.
Si, ma fuori dal club? Fuori dal club il livello di pubbliche relazioni si appiattiva brutalmente, arrivando a veri e propri paradossi, vedi 1 singolo sms per 200 persone (orribile..), fino ad arrivare al contemporaneo, con i flyer elettronici, i “famigerati” inviti agli eventi, la perdita quasi totale del contatto con l’amico/cliente, il quale conosce il promoter solo per una foto vista sul social, ma praticamente non ci ha mai davvero parlato!!! Per non parlare della preparazione di base altamente scadente di molti promoter attuali (assoluta non conoscenza ANCHE SOLO dell’italiano, modi sgarbati, prepotenza, ignoranza persino sui nomi degli artisti da proporre.)
Il tutto, ovviamente, se il promoter si fa vedere, durante la serata. Improbabile, il piu’ delle volte. E allora, perche’, se la professione e’ bella, affascinante, arricchisce prima di tutto dentro, crea cultura, ed e’ fondamentale, quasi nessuno vuole piu’ farla?
E’ sempre bene ricordare che un dj, importante o meno che sia, senza chi lo promuove non e’ cio’ che e’. Continuando a confondere i ruoli si tende a creare un’unico ibrido, un dj/pr di se stesso che tanto piace ai gestori, ma che non e’ ne’ dj totalmente, ne’ tantomeno p.r a tutti gli effetti.
Sarebbe interessante che da questo articolo potesse nascere un dibattito, un grande botta e risposta che possa ancor di piu’ indagare sulla quasi totale sparizione di un ruolo centrale, che magari alcuni locali che si lamentano per il numero di djs non facessero piu’ CORSI PER DJS ma CORSI DI COMUNICAZIONE PER FUTURI P.R , e ne verificassero, in tempi brevi, il valore aggiunto che oggi, indiscutibilmente, gli manca.
http://www.djmagitalia.com/anatomia-del-p-r/
Naturalmente, nel considerare molto vaga questa affermazione, nessuno si pone mai il problema di pensare che forse quel dj non aveva tutto quell’appeal, o che in quel periodo giravano pochi
soldi in giro per andare a ballare, o altri motivi….
No!!! MANCANO I P.R!!!!
Ok, prendiamo per buona l’affermazione, e analizziamola.
Per p.r, o promoter, in stretta sintesi si intende un individuo che si occupa di promozione e comunicazione, applicando la “presunta” attitudine allo sviluppo a 360′ delle attivita’ che,
in questo settore, un club propone.
In Italia la scuola del promoter (che poi prende i gradi e diventa a.d, art director) e’ delle migliori. Fior di nomi da poter ricordare hanno fatto la storia della nightilife, citarne qualcuno sarebbe
ingeneroso verso gli altri, ma dal 1988 il p.r che facesse il lavoro con serieta’ e’ stato un elemento cardine nella ricerca di un buon risultato. I clubs spesso facevano un vero e proprio PRmercato,
chi si accaparrava i migliori aveva ottime possibilita’ di costruire il club piu’ bello.
E perche’ succedeva questo?
Semplice, perche’ il p.r faceva ancora cio’ per cui si era avvicinato al lavoro in disco, cio’ per cui si era allenato. Il p.r parlava.
E’ vero, sembra strano a dirsi, oggi. Oggi non si parla, si posta. Anni fa il p.r telefonava settimanalmente a TUTTI i propri amici, ai clienti piu’ interessanti, o li andava a trovare personalmente, e parlava a lungo con ciascuno, descrivendo pregi e difetti della serata che si occupava di promuovere. E, di parlata in parlata, nascevano meravigliose amicizie.
Alcune caratteristiche di base erano richieste, ovvio. Niente di eccezionale, una buona conoscenza dell’italiano poteva bastare, se poi unita ad un minimo di cultura e a un bel tocco di educazione allora il p.r poteva provare a crescere. Chi parla di immagine esteriore, glamour, abiti, profumi.. ecco, non ci ha capito niente. Il p.r era l’elemento di raccordo tra il pubblico e il club, e piu’ era spontaneo, piu’ era “del popolo”, piu’ era il p.r di tutti, piu’ aveva successo. Il contatto con gli amici che attraversavano l’Italia per venire a trovarti era impagabile. Il riuscire a far relazionare tra loro gente dei posti piu’ disparati, culture diversissime, era uno dei pregi piu’ importanti di un p.r.
E, in effetti, grandi personaggi hanno segnato epoche, perche’ stavano al tavolo del principe e un attimo dopo ballavano con l’operaio. Da un certo punto in poi, alcuni grandi nomi hanno cominciato a chiudere l’attivita’, e l’ambiente disco non ha piu’ avuto un ricambio all’altezza del passato. Il ruolo si e’ un po’ perso, in nome di una sfrenata voglia di “suonare”. Questa e’ l’epoca dei djs. Perche’ mai, pero’, una attivita’ cosi’ affascinante si e’ persa? Qualcuno dice che, siccome tra il 2004 e il 2005 circa c’e’ stato un radicale cambio di prodotto musicale, questo nuovo sound che arrivava toglieva di fatto la possibilita’ di parlare e relazionarsi come prima, dentro una sala.
Si, ma fuori dal club? Fuori dal club il livello di pubbliche relazioni si appiattiva brutalmente, arrivando a veri e propri paradossi, vedi 1 singolo sms per 200 persone (orribile..), fino ad arrivare al contemporaneo, con i flyer elettronici, i “famigerati” inviti agli eventi, la perdita quasi totale del contatto con l’amico/cliente, il quale conosce il promoter solo per una foto vista sul social, ma praticamente non ci ha mai davvero parlato!!! Per non parlare della preparazione di base altamente scadente di molti promoter attuali (assoluta non conoscenza ANCHE SOLO dell’italiano, modi sgarbati, prepotenza, ignoranza persino sui nomi degli artisti da proporre.)
Il tutto, ovviamente, se il promoter si fa vedere, durante la serata. Improbabile, il piu’ delle volte. E allora, perche’, se la professione e’ bella, affascinante, arricchisce prima di tutto dentro, crea cultura, ed e’ fondamentale, quasi nessuno vuole piu’ farla?
E’ sempre bene ricordare che un dj, importante o meno che sia, senza chi lo promuove non e’ cio’ che e’. Continuando a confondere i ruoli si tende a creare un’unico ibrido, un dj/pr di se stesso che tanto piace ai gestori, ma che non e’ ne’ dj totalmente, ne’ tantomeno p.r a tutti gli effetti.
Sarebbe interessante che da questo articolo potesse nascere un dibattito, un grande botta e risposta che possa ancor di piu’ indagare sulla quasi totale sparizione di un ruolo centrale, che magari alcuni locali che si lamentano per il numero di djs non facessero piu’ CORSI PER DJS ma CORSI DI COMUNICAZIONE PER FUTURI P.R , e ne verificassero, in tempi brevi, il valore aggiunto che oggi, indiscutibilmente, gli manca.
http://www.djmagitalia.com/anatomia-del-p-r/