- Una decina di addetti alla sicurezza con metal detector.
- Un’area di pre-filtraggio per evitare assembramenti.
- Una distanza di 20 metri tra l’ingresso e le auto posteggiate.
- Zaini scandagliati e poi custoditi in guardaroba.
- 36 telecamere a sorvegliare tutto.
In pratica, l’Old Fashion ha anticipato il giro di vite sulle manifestazioni pubbliche imposta dal capo della Polizia Franco Gabrielli: «Abbiamo iniziato un anno e mezzo fa, dopo i fatti del Bataclan», fa sapere Roberto Cominardi, che gestisce la discoteca di viale Alemagna dal 1992 e che nel frattempo è diventato pure presidente provinciale dell’Associazione italiana dei locali da ballo (Silb).
Dopo l’assalto terroristico nel teatro parigino (130 vittime il 13 novembre 2015), Cominardi ha deciso di incrementare il livello di sicurezza della sua discoteca: «Pian piano i nostri clienti si sono abituati», spiega oggi.
Funziona così. Una volta arrivati all’Old Fashion, si accede a un’area transennata dove avvengono i controlli di operatori autorizzati dalla Prefettura: tutti gli avventori vengono «passati» al rilevatore di metalli; anche borse e zaini vengono controllati con attenzione e poi depositati nell’area guardaroba. Il numero degli addetti varia a seconda della serata e dell’orario: nel momento di maggiore afflusso, intorno a mezzanotte, sono una decina in tutto. Ovviamente, preparazione e professionalità si pagano, non si nasconde Cominardi, «ma la nostra priorità è salvaguardare l’incolumità delle persone che vogliono divertirsi all’Old Fashion».
Poi ci sono gli occhi elettronici, che il titolare del locale considera fondamentali: «Responsabilizzano sia i giovani che i nostri operatori: tutti sanno di essere ripresi e che, in caso di risse o discussioni, le loro versioni troveranno conferma oppure no dalla visione delle immagini registrate».
A pieno regime, l’Old Fashion arriva a ospitare 1.500 persone: «È positivo – sottolinea Cominardi – che le forze dell’ordine abbiano introdotto il concetto di capienza massima anche in spazi all’aperto come piazza Duomo: in piazza San Carlo a Torino, gli incidenti sono stati provocati anche dal sovraffollamento». E dal panico per una situazione potenzialmente rischiosa: «Proprio quello vogliamo evitare: che le persone perdano la testa in caso di eventuale pericolo, qui sanno che tutto è controllato».
Fonte: www.ilgiorno.it