Da qualche giorno continua a circolare in rete la notizia diffusa dal settimanale tedesco Der Spiegel, secondo cui, le responsabilità di quanto successo lo scorso anno alla LOVE PARADE, siano da attribuire quasi totalmente alla negligenza delle forze dell’ordine che coordinavano l’evento.
La sentenza non è definitiva, sembra comunque, che ci sia stata una leggerezza non indifferente nell’organizzare il cambio turno tra gli agenti addetti alla sicurezza della manifestazione.
Il 24 Luglio del 2010, 21 persone tra cui la nostra connazionale Giulia Minola persero la vita durante l’evento; schiacciati nel caos dovuto al panico incontrollato della folla.
Sotto accusa degli inquirenti finirono sia gli organizzatori, sia il corpo di polizia che si occupava dell’ordine pubblico.
L’evento che per 21 anni ha contraddistinto e rappresentato meglio di ogni cosa la technoculture, ha trovato uno degli epiloghi più tristi che si potessero immaginare.
La prima edizione svoltasi nel 1989 a Berlino, ideata e organizzata da Matthias Roehing aka ”Dr Motte,” rappresentava l’inizio di un grosso cambiamento socio culturale. Non a caso si svolse 4 mesi prima della caduta del muro di Berlino, caduta del muro che metteva la parola fine alla divisione del mondo in due blocchi. Da quella prima edizione a cui parteciparono 200 persone, Il desiderio di libertà e di stare insieme al ritmo di musica techno della gente unita all’entusiasmo di questo vento nuovo, era tale che anno dopo anno sempre più persone prendevano parte a quello che tranquillamente possiamo definire il “Woodstock degli anni 90”, con numero di partecipanti che ha sfiorato anche le due milioni di unità .
A parte qualche edizione, non svoltasi per mancanza di fondi o per altri problemi, la “Love parade“ ha trovato nel corso degli anni repliche in parecchie città del mondo, riscuotendo successi in tutti i continenti ed entusiasmando ben 4 generazioni di ragazzi.
Dopo la tragedia, si scatenò un coro unanime di polemiche, sentenze sommarie e pregiudizi sui presunti responsabili dell’accaduto nonché condanne da diverse parti sociali.
Per l’opinione pubblica a finire sul tavolo dei “condannati per direttissima” furono immediatamente gli organizzatori dell’ evento.
Le dichiarazioni che più mi colpirono e che da un anno a questa parte molto spesso mi tornano in mente, furono quelle dell’arcivescovo di Salisburgo Andreas Laun, il quale- nella sua rubrica che si occupa di “morale cristiana”- pubblicò un’invettiva contro le persone che partecipano a questi eventi, dichiarando inoltre che ciò che successe fu niente di meno che “una punizione divina per dei peccatori che meritavano niente altro che questo”. Al di là dell’ assurdità di tale dichiarazione, proveniente da un uomo del suo ruolo, e a cui ahimè è anche attribuito il potere di parlare alle persone, ciò che mi sconvolge è sicuramente il cinismo con cui sono state dichiarate.
Come può un uomo di chiesa pensare che alcuni ragazzi che volevano solo divertirsi possano meritare la morte perché stanno commettendo peccato??!
E ancora, “sua presunta eminenza”: che razza di Dio sarebbe così vendicativo da permettere lo spezzarsi di 21 vite umane, solo per far scontare loro il “gravissimo” peccato di volersi divertire e condividere con i propri coetanei la stessa passione??
A distanza di tempo, nessuna retromarcia da parte dell’arcivescovo, ma d’altro canto, la chiesa non torna mai sui propri passi, questo lo sappiamo bene .
L’istruttoria che la procura competente sta tenendo ancora segreta, sembra convergere sulle responsabilità oggettive delle forze dell’ordine.
Il cambio turno, l’incomunicabilità tra agenti che arrivavano e quelli che se ne andavano, la difficoltà dei soccorsi ad intervenire per scarsa viabilità d’accesso, e ancora, il basso dispiegamento di uomini da parte del ministero regionale, (1200 agenti per uno 1,5 milioni di persone) hanno fatto si che si scatenasse il panico, fatale in quel maledetto tunnel d’ingresso a Duisburg.
Ovviamente anche gli organizzatori dovrebbero assumersi le proprie responsabilità in quanto gli inquirenti hanno riscontrato leggerezze anche da parte loro.
Anche se nessuno potrà rimediare a quanto successo, le indagini stanno andando avanti velocemente, se non altro per dare verità e giustizia alle famiglie di quei 21 ragazzi, che in questa storia (caro arcivescovo Laun) tutto sembrano meno che “colpevoli”.
Per quanto amaro come epilogo, fermare per sempre la Love Parade mi sembra essere l’unica cosa sensata di tutta questa vicenda. Dagli errori bisogna trarne insegnamenti utili , così che in eventi futuri, gli organizzatori e le autorità tengano conto di quanto successo, e magari ,chi spara sentenze “a “vanvera”, sarebbe il caso che evitasse di farlo, soprattutto quando investito di cariche cosiddette “eccellenti”
-aKc- Angelo Kola Colajanni http://www.djmagitalia.com/sito/?p=497
La sentenza non è definitiva, sembra comunque, che ci sia stata una leggerezza non indifferente nell’organizzare il cambio turno tra gli agenti addetti alla sicurezza della manifestazione.
Il 24 Luglio del 2010, 21 persone tra cui la nostra connazionale Giulia Minola persero la vita durante l’evento; schiacciati nel caos dovuto al panico incontrollato della folla.
Sotto accusa degli inquirenti finirono sia gli organizzatori, sia il corpo di polizia che si occupava dell’ordine pubblico.
L’evento che per 21 anni ha contraddistinto e rappresentato meglio di ogni cosa la technoculture, ha trovato uno degli epiloghi più tristi che si potessero immaginare.
La prima edizione svoltasi nel 1989 a Berlino, ideata e organizzata da Matthias Roehing aka ”Dr Motte,” rappresentava l’inizio di un grosso cambiamento socio culturale. Non a caso si svolse 4 mesi prima della caduta del muro di Berlino, caduta del muro che metteva la parola fine alla divisione del mondo in due blocchi. Da quella prima edizione a cui parteciparono 200 persone, Il desiderio di libertà e di stare insieme al ritmo di musica techno della gente unita all’entusiasmo di questo vento nuovo, era tale che anno dopo anno sempre più persone prendevano parte a quello che tranquillamente possiamo definire il “Woodstock degli anni 90”, con numero di partecipanti che ha sfiorato anche le due milioni di unità .
A parte qualche edizione, non svoltasi per mancanza di fondi o per altri problemi, la “Love parade“ ha trovato nel corso degli anni repliche in parecchie città del mondo, riscuotendo successi in tutti i continenti ed entusiasmando ben 4 generazioni di ragazzi.
Dopo la tragedia, si scatenò un coro unanime di polemiche, sentenze sommarie e pregiudizi sui presunti responsabili dell’accaduto nonché condanne da diverse parti sociali.
Per l’opinione pubblica a finire sul tavolo dei “condannati per direttissima” furono immediatamente gli organizzatori dell’ evento.
Le dichiarazioni che più mi colpirono e che da un anno a questa parte molto spesso mi tornano in mente, furono quelle dell’arcivescovo di Salisburgo Andreas Laun, il quale- nella sua rubrica che si occupa di “morale cristiana”- pubblicò un’invettiva contro le persone che partecipano a questi eventi, dichiarando inoltre che ciò che successe fu niente di meno che “una punizione divina per dei peccatori che meritavano niente altro che questo”. Al di là dell’ assurdità di tale dichiarazione, proveniente da un uomo del suo ruolo, e a cui ahimè è anche attribuito il potere di parlare alle persone, ciò che mi sconvolge è sicuramente il cinismo con cui sono state dichiarate.
Come può un uomo di chiesa pensare che alcuni ragazzi che volevano solo divertirsi possano meritare la morte perché stanno commettendo peccato??!
E ancora, “sua presunta eminenza”: che razza di Dio sarebbe così vendicativo da permettere lo spezzarsi di 21 vite umane, solo per far scontare loro il “gravissimo” peccato di volersi divertire e condividere con i propri coetanei la stessa passione??
A distanza di tempo, nessuna retromarcia da parte dell’arcivescovo, ma d’altro canto, la chiesa non torna mai sui propri passi, questo lo sappiamo bene .
L’istruttoria che la procura competente sta tenendo ancora segreta, sembra convergere sulle responsabilità oggettive delle forze dell’ordine.
Il cambio turno, l’incomunicabilità tra agenti che arrivavano e quelli che se ne andavano, la difficoltà dei soccorsi ad intervenire per scarsa viabilità d’accesso, e ancora, il basso dispiegamento di uomini da parte del ministero regionale, (1200 agenti per uno 1,5 milioni di persone) hanno fatto si che si scatenasse il panico, fatale in quel maledetto tunnel d’ingresso a Duisburg.
Ovviamente anche gli organizzatori dovrebbero assumersi le proprie responsabilità in quanto gli inquirenti hanno riscontrato leggerezze anche da parte loro.
Anche se nessuno potrà rimediare a quanto successo, le indagini stanno andando avanti velocemente, se non altro per dare verità e giustizia alle famiglie di quei 21 ragazzi, che in questa storia (caro arcivescovo Laun) tutto sembrano meno che “colpevoli”.
Per quanto amaro come epilogo, fermare per sempre la Love Parade mi sembra essere l’unica cosa sensata di tutta questa vicenda. Dagli errori bisogna trarne insegnamenti utili , così che in eventi futuri, gli organizzatori e le autorità tengano conto di quanto successo, e magari ,chi spara sentenze “a “vanvera”, sarebbe il caso che evitasse di farlo, soprattutto quando investito di cariche cosiddette “eccellenti”
-aKc- Angelo Kola Colajanni http://www.djmagitalia.com/sito/?p=497