Oggi è il “Record Store Day”,
la festa che riporta la musica
nei negozi: in Italia in 5
anni dimezzati i ricavi
STEFANO RIZZATO
Riportare la musica nei negozi e farla uscire, almeno un po’, dagli iPod e dagli hard disk. L’obiettivo del Record Store Day di oggi sembra una vera impresa. Specialmente nel 2012, l’anno che per qualcuno è destinato a sancire la morte del compact disc. Per adesso invece il disco resiste e – sorpresa per molti – negli ultimi tempi c’è stata persino la riscoperta del vinile.
Anche in Italia, che è oggi il settimo mercato mondiale per gli lp, con un giro di vendite di 1,6 milioni di euro nel 2011. Il fenomeno aiuta i negozi indipendenti, rimasti il regno dei vecchi vinili e delle tante nicchie. Ma al tempo stesso è ben lontano dal compensare la crisi complessiva della musica registrata.
I dati sull’andamento del mercato in Italia non lasciano dubbi: in cinque anni, i ricavi dalla vendita di singoli e album su supporto fisico sono passati da 239 milioni di euro a soli 103. Il digitale cresce e inizia a essere più redditizio, ma non abbastanza. Così, ad andare a picco è l’intero comparto della musica registrata, che nel 2006 fatturava 253 milioni e oggi poco più di 130.
Le grandi catene si sono salvate diversificando l’offerta, con dvd e libri, gadget e cellulari. Per i piccoli negozi, la situazione è decisamente più complicata. Secondo i dati comunicati dalla Fimi (che riunisce produttori, case discografiche e distributori), i negozi indipendenti oggi rappresentano non più del 18,6% delle vendite, pari a un totale di circa tre milioni di pezzi.
«La nostra è una crisi nella crisi», lamenta Norina Vieri, presidente nazionale della Fismed, l’ente di categoria affiliato a Confesercenti. «I nostri associati stanno diminuendo in modo vertiginoso e ormai i negozi puri, quelli che vendono solo cd e vinili, sono in via d’estinzione».
Un allarme che negozianti ed associazioni ripetono ormai da anni. «Le grandi case discografiche sembrano non capire la gravità della situazione», dice Norina Vieri. «In questi anni si stanno preoccupando solo di guadagnare dal mercato virtuale, ma ci sono opportunità anche fuori dal digitale, come dimostra il ritornodel vinile. Oraservirebbero soprattutto nuove sinergie, perché il crollo dei prezzi e l’aumento dell’Iva stanno ricadendo quasi interamente sui negozianti. E, di fronte a tanti commercianti che chiudono bottega, anche la politica farebbe bene a muoversi»
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