Per iniziare questa professione è inevitabile programmare una serie di step.
Prima di tutto una accurata analisi atta a delineare la predisposizione di un individuo a questo genere di lavoro.
I requisiti fondamentali sono perlopiù caratteriali e istintivi.
Senso ritmico, gusto musicale, razionalità, inventiva, psicologia di massa, passione assoluta per la musica e umiltà sono le basi fondamentali su cui costruire un ottimo DJ.
Quanto più sentite sviluppate queste doti tanto meno dovrete faticare per raggiungere un ottimo livello professionale.
Il senso ritmico è chiaramente la base su cui apprendere la tecnica del mixaggio e poter individuare i tempi musicali.
Senso ritmico vuol dire anche saper individuare la possibilità di gestire un cambio tra due canzoni senza far perdere dinamicità all’onda musicale.
Ogni canzone contiene una struttura che normalmente è composta da tre parti: Introduzione, ritornello e finale quindi ricordiamoci di agire sempre nel rispetto della musica e di conseguenza di chi balla.
Vietatissimo è.. mixare su una parte cantata oppure non permettere al brano di esprimere la sua struttura facendo tagli in maniera repentina.
Esistono per questo le versioni mix dotate di parti apposite per il mixaggio.
Un’altra cosa importante da non trascurare sono i livelli e l’acustica.
I brani non sono registrati tutti con lo stesso volume e anche le frequenze (bassi, medi e alti) non sempre sono allineate quindi, già in fase di preascolto del brano bisogna agire sui guadagni, identificati anche come “gain” .
Tutti i mixer professionali sono dotati di questo strumento su tutti i canali gestiti, i guadagni sono facilmente identificabili in quanto non sono altro che potenziometri che da una posizione centrale denominata “Flat” o punto zero possono togliere o implementare la frequenza o il volume su cui agiscono.
Una buona e preventiva regolazione di questi strumenti fa si che la dinamicità acustica non subisca variazioni durante i cambi tra i vari brani.
Il Mixaggio è importantissimo e determinante per un DJ, personalmente sono convinto che tutti i DJ dovrebbero essere in grado di eseguire facilmente questa operazione identificando sempre il momento migliore in cui eseguirla.
Non credo assolutamente a chi per scelta (così si giustificano) schiaccia semplicemente il bottone play alzando il cursore del volume per effettuare un cambio, ripetendo questa azione per tutta la durata di una serata.
Il pubblico italiano per ora sta dimostrando di gradire molto la musica suonata da una consolle (purtroppo, a discapito della musica live) per cui evitiamo di comportarci come Juke Box e affrontiamo questa professione con fantasia e innovazione.
Per chiarire bene il concetto a chi ha le idee un pochino confuse, mi permetto di dire che basta alzare lo sguardo per rendersi conto che a livello mondiale tra i migliori rappresentanti di questa categoria non esistono DJ che si limitano a schiacciare un bottone alzando semplicemente il volume.
Bene!! Siamo solo all’inizio di questo lungo viaggio che ci farà capire quanto è grande ed articolato l’inverso che si cela dietro una consolle, il mio intento continuerà ad essere quello di cercare di trasmettere la mia esperienza personale lasciando sempre aperta la porta del dibattito quindi vi ricordo che potrete interagire con questa rubrica scrivendo alla mia email (fancisco@salsa.it) oppure alla nostra redazione.
Cancelliamo dalla mente una parola fin troppo ricorrente, ma usata in maniera impropria. La “Scaletta di programmazione”.
Ogni serata ha una sua identità e va creata assolutamente al momento.
Importante è interpretare e sentire l’energia presente in pista e agire di conseguenza.
L’unica cosa predefinita nella programmazione musicale di un DJ è un grafico virtuale che bisogna sempre tener presente per evitare di creare serate piatte e senza identità.
Il grafico di cui sto parlando è costruito su 2 fattori:
Orario e carica dinamica della musica.
-L’orario in quanto è in base alla durata di una serata che si decide dove piazzare le varie fasi musicali.
-Dinamicità musicale in quanto individuati i punti di ogni fase musicale bisogna capire che musica proporre per ottenere il risultato desiderato.
Una serata inizia sempre con una fase d’introduzione che deve essere soft ma accattivante visto che è proprio in questa fase che i primi scendono in pista, il nostro grafico quindi parte dal punto zero e comincia a salire.
Il locale comincia a riempirsi e anche la musica cresce sia di livello dinamico che di volume.
Terminata la fase di introduzione se bene avremo interpretato i gusti, a pista sarà piena e pronta per l’inizio vero e proprio della serata.
L’inizio è molto importante in quanto come dice il proverbio, “chi ben comincia …..” consiglio di utilizzare una sigla riconoscibile e carica in quanto determina la partenza della fase 2 in cui il nostro grafico ha una impennata verticale e ci porta a trasmettere il massimo della energia, è quindi il momento dove chi è già riscaldato dalla nostra introduzione da il massimo e comincia a “sudare”.
A questo punto entriamo nella fase finale della serata dove la gente tendenzialmente comincia lentamente ad abbandonare il locale per concludere la serata.
E’ quindi in questa fase che dobbiamo giocare i nostri jolly proponendo musica che coinvolge e cattura il pubblico cercando di tenere la pista il più a lungo possibile (terminare una serata con la pista completamente vuota è sinonimo di gravi errori nelle scelte musicali), di solito in questa fase si rispolverano vecchi e successi facendo attenzione a non proporre sempre i soliti brani che suonati ripetutamente non otterrebbero più la reazione sperata.
Alla fine di ogni serata è importante analizzare attentamente tutte le fasi che abbiamo proposto al fine di intravedere errori o parti che non hanno avuto il riscontro che ci aspettavamo.
Una buona analisi è sicuramente costruttiva in quanto ci permette di non perseverare su errori che hanno limitato la nostra performance professionale.
E’ importante durante una serata osservare attentamente l’espressione di chi è in pista, dobbiamo riuscire a capire se chi balla subisce le nostre scelte musicali oppure le condivide in pieno.
Se ci capiterà di incrociare sguardi allegri e appassionati e magari qualcuno che canticchia i brani che stiamo proponendo siamo sicuramente sulla strada giusta.
Se invece quello che intravediamo sono espressioni passive e annoiate stiamo decisamente sbagliando repertorio.
Una affinata ricezione emotiva del pubblico può aiutarci a correggere in tempo una cattiva interpretazione della serata anticipando quello che poi potrebbe trasformarsi in una perdita si sintonia tra il pubblico ed il DJ trasformando la nostra pista da ballo in un territorio ostile.
Ricordiamoci sempre che solitamente i DJ sono musicalmente un passo avanti rispetto al pubblico perché per primi ascoltano le novità discografiche quindi a volte quello che per noi comincia ad avere un sapore antico è ancora di alto gradimento per la maggior parte del pubblico.
Non abbiate paura di accontentare le richieste (se fatte da persone che dimostrano intelligenza e rispetto per il nostro ruolo).
Se le richieste diventano eccessive o siamo capitati in un brutto ambiente oppure stiamo sbagliando qualcosa.
Autore: Francisco Rojos (ASSODEEJAY)
In collaborazione con: Redazione Salsa.it
Tratto da: http://www.salsa.it