Qualche giorno è passato, è il momento di qualche riflessione in merito alla Top100 di DjMag che ha decretato i magnifici cento del djing mondiale.
1) Innanzitutto si tratta di un gioco, un divertissement, e come tale va preso. Questo è rivolto ai frustrati in servizio permanente effettivo, che cercano di dare sfogo alla propria infelicità attraverso i social network.
2) Storicamente si è sempre trattato di una classifica trance-oriented, salvo l’eccezione dello scorso anno, quindi non deve stupire il ritorno al vertice di Armin Van Buuren, ed i 17 (!) dj’s della crew di Armada, un risultato assolutamente straordinario. Ognuno ha il suo personale numero uno, e può continuare a considerarlo tale senza doversi irritare e senza ricorrere alla squallida prassi dell’insulto.
3) Queste classifiche sono nate per far discutere, e pertanto la discesa al quarto posto di Guetta e l’esclusione di Luciano dalla Top100 possono offrire tanti spunti di discussione, sempre che si sappia mantenere negli ambiti della buona educazione e del rispetto reciproco. Repetita iuvant.
4) Due gli italiani, nella Top100 di quest’anno: Zatox (numero 36, 11 posizioni in più rispetto allo scorso anno) e Benassi (70, -43). Zatox era in classifica anche lo scorso, ma ancora in pochi sono stati capaci di accorgersi della sua nazionalità. Triste aver letto in questi giorni commenti della serie “Soltanto un italiano nella Top100″. Il pubblico può dire quello che vuole e quello che sa, gli addetti ai lavori potrebbero fare uno sforzo in più in frangenti come questi e documentarsi un minimo.
5) Perchè soltanto due italiani? Innanzitutto perchè – ribadiamolo – si tratta di una classifica molto trance. Inoltre si parla tanto di globalizzazione, che senso ha ancora farsi domande come queste?
6) In una classifica dove si fanno largo russi, egiziani e dj’s di tante nazionalità, di sicuro per gli italiani sarà sempre più difficile farsi strada. I nostri giovani ed i nostri giovanissimi non hanno certo la fame e la voglia di emergere dei ragazzi di altre parti del globo, capaci di crearsi da soli le giuste opportunità professionali. Il fatto poi che tra italiani il peccato capitale più diffuso resti l’invidia non agevola certo il percorso di nessuno. Mentre i nostri connazionali stanno gran parte del loro tempo su Facebook (Twitter è già troppo complicato) e conoscono poco e male l’inglese, gli esponenti degli altri 194 stati del globo volano. Noi, al massimo, corriamo. E non sempre nella direzione giusta.
Dan Mc Sword http://www.djmagitalia.com/a-proposito-della-djmag-top100/