I veri dj usano solo il vinile. Ok, è la cazzata del secolo, la più classica delle sparate da puristi della teoria, più che della pratica. Il vinile, come il cd, come le SD Card o le USB o i software, è un mezzo, non un fine. La musica cambia e cambia anche in relazione ai supporti atti a riprodurla. Un tempo esisteva solo il disco in vinile, e per forza di cose i dj usavano solo il vinile. Oggi le possibilità sono moltissime, e sembra davvero fuori luogo fare dell’integralismo su una questione così superficiale.
Ma al netto della storia della tecnologia, esiste la storia e basta. E nella storia della musica, della club culture e del djing, il vinile è stato protagonista dell’epoca mitica e leggendaria della nascita di tutto: i primi club, i primi dj che uscivano dall’anonimato del mettitore-di-dischi e diventavano figure con una dignità artistica, il motivo per cui si andava in un locale e non in un altro, filosofi, profeti del sound. È naturale che sia quindi diventato il feticcio, il simbolo stesso del dj. Disco, puntina, giradischi. “Il” giradischi.
Il Technics SL-1200 (e la variante SL-1210). L’archetipo dello strumento per dj, con il suo design perfetto e iconico come pochi altri oggetti nella storia del Novecento. Con la grande invenzione (già esistente sul mercato, in realtà) del pitch control, la facilità di utilizzo (oggi diremmo “intuitività”), la figura massiccia ed elegante, l’affidabilità e la durevolezza di una Mercedes, la capacità di resistere al tempo, ai concorrenti, alle innovazioni.
Un oggetto meraviglioso, una vera icona (e badate che uso questa parola con molta parsimonia). Poi, nel 2010, la notizia diffusa da Panasonic (azienda titolare del marchio giapponese Technics): la sospensione della produzione del 1200. Sbigottimento generale, fine di un’era, lutto al braccio di tutti quelli che amano la musica. Il tempo aveva ucciso l’ultimo feticcio della old skool. Fine del gioco.
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