Il Garante della Privacy ha deciso di costituirsi in giudizio nell’udienza prevista per il 10 febbraio a Roma, a difesa dei diritti degli utenti italiani.
In sostanza,Fapav chiederà al giudice di imporre a Telecom Italia due cose:
- ostacolare le attività pirata dei propri utenti
- filtrare alcuni siti
Pena per Telecom 10 mila euro di sanzione per ogni giorno di inadempienza.
Dure le parole di Nuti, presidente di Aiip – la principale associazione provider – ‘Insomma,mira a trasformare gli operatori internet in sceriffi della rete, a caricarli di una responsabilità, su quello che fanno i loro utenti.
Maè una posizione che minaccia i diritti della rete,tutelati invece dalla direttiva comunitaria del commercio elettronico del 2003, dov’è ribadita la non responsabilità dei fornitori di servizi.
Vediamo una serie di mosse contro questo diritto: anche nel decreto Romani, dove si abilitano le autorità a obbligare i fornitori a
bloccare contenuti audio-video presenti su internet‘.
In sostanza la questione è questa: fino ad ora internet è cresciuto perché si sono scisse le responsabilità degli utenti da quelle dei fornitori di servizi.
Se i fornitori dovessero ricoprire responsabilità maggiori tenderebbero a stringere le maglie ricorrendo più spesso alla censura preventiva di molteplici contenuti o siti.
Inoltre sarebbeo costretti a vigilare sulle attività degli utenti come poliziotti del web, e addio privacy.
Una ipotesi assolutamente temuta dai provider dal Garante e dai consumatori.
E a fare la parte del cattivo in questa vicenda sarebbero le aziende di copyright, tanto è vero che nel ricorso della Fapav al tribunale si
legge testualmente: ’sono stati monitorati centinaia di migliaia di utenti Telecom Italia e che di loro sono state scoperte due cose:
quali film hanno scaricato e condiviso e persino su quali siti hanno navigato‘.
Durissima la risposta di Nuti: ‘Secondo noi Fapav non ha solo trasgredito le norme della privacy, ma anche il codice penale: per coprire quelle cose ha violato il domicilio informatico degli utenti,reato punibile con carcere fino a sei anni‘.
Telecom pertanto respinge categoricamente la tesi della Fapav, in quanto basate su prove raccolte illegittimamente, in quanto i file
condivisi dagli utenti sono stati scoperti mediante tool di CoPeerRight
– azienda che si è introdotta sulle reti peer to peer utilizzando un
software di monitoraggio -.
In quanto al come invece Fapav sia riuscita a conoscere i siti visitati, resta un mistero, e l’unica ipotesi plausibile sia l’utilizzo di un malware spia sui pc degli utenti, e in questo caso si parlerebbe di pura pirateria informatica.
fonte: www.tuttogratis.it
In sostanza,Fapav chiederà al giudice di imporre a Telecom Italia due cose:
- ostacolare le attività pirata dei propri utenti
- filtrare alcuni siti
Pena per Telecom 10 mila euro di sanzione per ogni giorno di inadempienza.
Dure le parole di Nuti, presidente di Aiip – la principale associazione provider – ‘Insomma,mira a trasformare gli operatori internet in sceriffi della rete, a caricarli di una responsabilità, su quello che fanno i loro utenti.
Maè una posizione che minaccia i diritti della rete,tutelati invece dalla direttiva comunitaria del commercio elettronico del 2003, dov’è ribadita la non responsabilità dei fornitori di servizi.
Vediamo una serie di mosse contro questo diritto: anche nel decreto Romani, dove si abilitano le autorità a obbligare i fornitori a
bloccare contenuti audio-video presenti su internet‘.
In sostanza la questione è questa: fino ad ora internet è cresciuto perché si sono scisse le responsabilità degli utenti da quelle dei fornitori di servizi.
Se i fornitori dovessero ricoprire responsabilità maggiori tenderebbero a stringere le maglie ricorrendo più spesso alla censura preventiva di molteplici contenuti o siti.
Inoltre sarebbeo costretti a vigilare sulle attività degli utenti come poliziotti del web, e addio privacy.
Una ipotesi assolutamente temuta dai provider dal Garante e dai consumatori.
E a fare la parte del cattivo in questa vicenda sarebbero le aziende di copyright, tanto è vero che nel ricorso della Fapav al tribunale si
legge testualmente: ’sono stati monitorati centinaia di migliaia di utenti Telecom Italia e che di loro sono state scoperte due cose:
quali film hanno scaricato e condiviso e persino su quali siti hanno navigato‘.
Durissima la risposta di Nuti: ‘Secondo noi Fapav non ha solo trasgredito le norme della privacy, ma anche il codice penale: per coprire quelle cose ha violato il domicilio informatico degli utenti,reato punibile con carcere fino a sei anni‘.
Telecom pertanto respinge categoricamente la tesi della Fapav, in quanto basate su prove raccolte illegittimamente, in quanto i file
condivisi dagli utenti sono stati scoperti mediante tool di CoPeerRight
– azienda che si è introdotta sulle reti peer to peer utilizzando un
software di monitoraggio -.
In quanto al come invece Fapav sia riuscita a conoscere i siti visitati, resta un mistero, e l’unica ipotesi plausibile sia l’utilizzo di un malware spia sui pc degli utenti, e in questo caso si parlerebbe di pura pirateria informatica.
fonte: www.tuttogratis.it