Tempi duri. Per tutti. Durissimi per l'industria musicale (ma va?). Secondo la International Federation of the Phonographic Industry (IFPI), entro il 2015 l'Europa vedrà scomparire oltre 1.200.000 (unmilioneduecentomila) posti di lavoro.
La causa principale? Banale: la pirateria. Il colpevole? Ovvio: Internet.
Eppure il mercato della musica digitale cresce. Nel 2010 ha avuto una crescita stimata globale del 6% per un valore di circa 5 miliardi di euro, entrando ormai in modo decisivo nei bilanci delle case discografiche, con una quota del 29% sul totale. La realtà però è che non sono tanto i numeri della musica digitale a diventare importanti, quanto quelli della musica tradizionale ad andare, ovviamente, a picco. E l'acquisto di musica sembra destinato sempre più a diventare concetto anacronistico.
Ma nonostante il cambio di scenario sia ormai irreversibile, sembra che il 2011 sarà uno degli anni di maggiore reazione a livello internazionale contro il download illegale. Diversi governi europei hanno annunciato nuove azioni repressive, soprattutto in Francia, Irlanda ed Inghilterra. E l'Italia? Probabilmente stiamo ancora capendo di cosa si tratti e tutta la faccenda viene ancora regolata con le randellate vecchio stampo tramite leggi analogiche e decreti de' cretini.
Nel frattempo le case discografiche (e tutti gli operatori musicali che gli ruotano attorno) galleggiano in un purgatorio malinconico, osservando la curva dei ricavi che punta dritto al basso. Significativo il dato sui nuovi artisti: i ricavi dalle vendite di artisti al debutto di tutto 2010 non raggiungono nemmeno un quarto dei ricavi raggiunti nel 2003.
Difficile ipotizzare una soluzione, quantomeno per tutti quei posti di lavoro legati al vecchio mondo e legati ad un mercato che non c'è (quasi) più. 1.200.000 persone destinate a maledire Internet. Ma le cose finiscono. E quindi, ancora, Viva Internet.
http://www.rockit.it/news/13898/industria-musicale-a-rischio-12-milioni-di-posto-di-lavoro
La causa principale? Banale: la pirateria. Il colpevole? Ovvio: Internet.
Eppure il mercato della musica digitale cresce. Nel 2010 ha avuto una crescita stimata globale del 6% per un valore di circa 5 miliardi di euro, entrando ormai in modo decisivo nei bilanci delle case discografiche, con una quota del 29% sul totale. La realtà però è che non sono tanto i numeri della musica digitale a diventare importanti, quanto quelli della musica tradizionale ad andare, ovviamente, a picco. E l'acquisto di musica sembra destinato sempre più a diventare concetto anacronistico.
Ma nonostante il cambio di scenario sia ormai irreversibile, sembra che il 2011 sarà uno degli anni di maggiore reazione a livello internazionale contro il download illegale. Diversi governi europei hanno annunciato nuove azioni repressive, soprattutto in Francia, Irlanda ed Inghilterra. E l'Italia? Probabilmente stiamo ancora capendo di cosa si tratti e tutta la faccenda viene ancora regolata con le randellate vecchio stampo tramite leggi analogiche e decreti de' cretini.
Nel frattempo le case discografiche (e tutti gli operatori musicali che gli ruotano attorno) galleggiano in un purgatorio malinconico, osservando la curva dei ricavi che punta dritto al basso. Significativo il dato sui nuovi artisti: i ricavi dalle vendite di artisti al debutto di tutto 2010 non raggiungono nemmeno un quarto dei ricavi raggiunti nel 2003.
Difficile ipotizzare una soluzione, quantomeno per tutti quei posti di lavoro legati al vecchio mondo e legati ad un mercato che non c'è (quasi) più. 1.200.000 persone destinate a maledire Internet. Ma le cose finiscono. E quindi, ancora, Viva Internet.
http://www.rockit.it/news/13898/industria-musicale-a-rischio-12-milioni-di-posto-di-lavoro