Da un lato i fautori della libertà in rete, dall’altro i produttori di contenuti che vedono erodere volumi e guadagni - Il dibattito sul difficile equilibrio fra il diritto di informazione su internet e la necessità di remunerare la creatività non conosce confini - Dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Gran Bretagna all’Italia.
Un tutti contro tutti (comprese le piattaforme tecnologiche) che è il filo conduttore di questa guerra fredda senza esclusione di colpi.
ITALIA
Il meccanismo Agcom colpisce il file sharing di nuova generazione ed è articolato in due fasi: nella prima fase il titolare dei diritti invia al gestore del sito una notifica per segnalare la violazione. Se la notifica appare fondata, il gestore deve rimuovere il contenuto illegale entro 96 ore, informando il singolo che ha caricato il contenuto illecito. La seconda fase si svolge davanti all’Agcom. La quale, dopo un contraddittorio di 10 giorni, può impartire un ordine di rimozione o di ripristino del contenuto contestato. Le multe arrivano fino a 250 mila euro. Il punto debole riguarda i siti stranieri: nel caso di Megavideo, per esempio, l’Agcom può solo segnalare il caso alla magistratura, dando vita a una rogatoria internazionale.
FRANCIA
La Hadopi, la dottrina dei tre «schiaffi», colpisce il p2p (peer to peer) e affida a un’autorità indipendente
il compito di vigilare sul rispetto del copyright in rete. Al terzo avviso inviato via posta o sul pc del «pirata», senza che il contenuto sia stato rimosso, scatta, oltre a una multa, la sospensione o la rescissione del contratto internet. Colpendo il singolo e anche la sua (spesso ignara) famiglia. Ovvie le polemiche: internet non era un diritto fondamentale secondo l’Onu?
STATI UNITI
Dal 1998, con il Digital millenium copyright act, gli Usa sono stati il primo paese che ha adeguato la legge
sul copyright all’epoca digitale. Varie forme di responsabilità sono riconosciute ai provider oltre che al singolo internauta. Dopo aver ricevuto un avviso dal titolare del diritto, il provider deve rimuovere tempestivamente il file o il link illegale inviando una notifica all’utente responsabile. Il quale può appellarsi al giudice, ma deve dimostrare che poteva distribuire il materiale contestato: il che (insieme alle sanzioni anche per i titolari dei diritti) incentiva la collaborazione extragiudiziale fra le parti.
Fonte: http://www.jayculture.it/node/867
Un tutti contro tutti (comprese le piattaforme tecnologiche) che è il filo conduttore di questa guerra fredda senza esclusione di colpi.
ITALIA
Il meccanismo Agcom colpisce il file sharing di nuova generazione ed è articolato in due fasi: nella prima fase il titolare dei diritti invia al gestore del sito una notifica per segnalare la violazione. Se la notifica appare fondata, il gestore deve rimuovere il contenuto illegale entro 96 ore, informando il singolo che ha caricato il contenuto illecito. La seconda fase si svolge davanti all’Agcom. La quale, dopo un contraddittorio di 10 giorni, può impartire un ordine di rimozione o di ripristino del contenuto contestato. Le multe arrivano fino a 250 mila euro. Il punto debole riguarda i siti stranieri: nel caso di Megavideo, per esempio, l’Agcom può solo segnalare il caso alla magistratura, dando vita a una rogatoria internazionale.
FRANCIA
La Hadopi, la dottrina dei tre «schiaffi», colpisce il p2p (peer to peer) e affida a un’autorità indipendente
il compito di vigilare sul rispetto del copyright in rete. Al terzo avviso inviato via posta o sul pc del «pirata», senza che il contenuto sia stato rimosso, scatta, oltre a una multa, la sospensione o la rescissione del contratto internet. Colpendo il singolo e anche la sua (spesso ignara) famiglia. Ovvie le polemiche: internet non era un diritto fondamentale secondo l’Onu?
STATI UNITI
Dal 1998, con il Digital millenium copyright act, gli Usa sono stati il primo paese che ha adeguato la legge
sul copyright all’epoca digitale. Varie forme di responsabilità sono riconosciute ai provider oltre che al singolo internauta. Dopo aver ricevuto un avviso dal titolare del diritto, il provider deve rimuovere tempestivamente il file o il link illegale inviando una notifica all’utente responsabile. Il quale può appellarsi al giudice, ma deve dimostrare che poteva distribuire il materiale contestato: il che (insieme alle sanzioni anche per i titolari dei diritti) incentiva la collaborazione extragiudiziale fra le parti.
Fonte: http://www.jayculture.it/node/867