Sì, è vero, il periodo non è dei migliori. La crisi ci attanaglia e allora, come ci si sente dire ormai troppo spesso: “se vanno in rovina le aziende e non vengono pagati operai o dipendenti, perché mai stipendiare o assumere qualcuno in una radio, o addirittura pagarlo per andare a dire le prime quattro cose che gli saltano in mente”. Ovviamente non sono frasi mie, è semplicemente la descrizione di una realtà con cui ormai ci troviamo a fare i conti costantemente. Non è di questo però che voglio parlare. Perché ormai la cosa si è spinta addirittura “oltre”.
Non solo in ambito radiofonico è difficilissimo trovare lavoro (dove, per definizione, alla parola “lavoro” andrebbe associato il termine “retribuito”), ma al giorno d’oggi diventa addirittura difficile entrare in una radio e poter condurre un programma, oppure fare il tecnico, anche a titolo gratuito. Insomma, anche la cosiddetta “gavetta” ormai sta diventando un tabù. Il risultato? Giorni e giorni a vagare in cerca di un misero spazio da potersi ritagliare per provare ad accendere un microfono e parlare alla radio. Mesi e mesi sperando di trovare qualcuno disposto a dedicare del tempo per farci crescere in ambito radiofonico e farci imparare quello che ancora oggi è un gran bel mestiere.
Sono rimasto colpito, alcuni giorni fa, in occasione della giornata mondiale delle radio universitarie, di apprendere che in America ci sono stazioni radiofoniche (le quali non necessariamente trasmettono via web) che danno la possibilità ad aspiranti speaker o a speaker con un po’ di esperienza e qualcosa da dire (o con un progetto da lanciare), di poter “parlare davanti ad un microfono” in orari serali o notturni. In particolare, mi ha stupito il fatto che molti speaker professionisti americani (o divenuti tali) sostenessero che questi “spazi serali o notturni” diventano delle vere e proprie “fucine” o dei “laboratori” che vengono monitorati e controllati costantemente dai più importanti network, alla ricerca del potenziale “fuoriclasse” a cui dare l’opportunità della vita.
Quello che ora mi chiedo, ed anzi, chiedo a voi, è se sia così difficile sperare di poter vedere una realtà di questo tipo anche in Italia. Sia chiaro, non parlo di concorsi, gare o quant’altro, volti a dare al vincitore la possibilità di condurre un programma radiofonico. Intendo delle vere e proprie “palestre” dove farsi le ossa, dove poter essere consigliati in merito a eventuali errori, dove poter costruire un progetto di un format radiofonico, potendolo sottoporre a persone competenti, magari disposte anche a farlo approdare in emittenti di rilievo nel caso in cui esso sia valido.
Tengo a precisare il fatto che non si sta dicendo che a tutti deve essere data la possibilità di far diventare la radio un lavoro e soprattutto è chiaramente innegabile che tutti coloro che fanno gli speaker, pur con grande passione, non siano necessariamente all’altezza di un grande Network. Ciò che mi piacerebbe vedere (e sentire) però, al di là dei corsi, delle prove, delle simulazioni di trasmissione, sono delle radio che diano realmente, in maniera costruttiva, la possibilità a delle nuove voci di sperimentare e di crescere senza abbandonarle a se stesse facendole trasmettere in totale solitudine nel buio di uno stanzino di casa (per quanto la cosa possa sembrare “poetica”).
Forse qualche realtà locale di questo tipo esiste già, ma sarebbe bello che anche qualche radio “di spicco” provasse a sperimentare in questo senso, magari anche solo “riempiendo” buchi notturni, giorni festivi o vacanze estive. Mi rendo conto che non è una pretesa da poco e che i meccanismi sono senz’altro più complessi di quel che sembrano. Però sognare non costa nulla… Cosa ne pensate?
Articolo a cura di Mattia Savioni
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Non solo in ambito radiofonico è difficilissimo trovare lavoro (dove, per definizione, alla parola “lavoro” andrebbe associato il termine “retribuito”), ma al giorno d’oggi diventa addirittura difficile entrare in una radio e poter condurre un programma, oppure fare il tecnico, anche a titolo gratuito. Insomma, anche la cosiddetta “gavetta” ormai sta diventando un tabù. Il risultato? Giorni e giorni a vagare in cerca di un misero spazio da potersi ritagliare per provare ad accendere un microfono e parlare alla radio. Mesi e mesi sperando di trovare qualcuno disposto a dedicare del tempo per farci crescere in ambito radiofonico e farci imparare quello che ancora oggi è un gran bel mestiere.
Sono rimasto colpito, alcuni giorni fa, in occasione della giornata mondiale delle radio universitarie, di apprendere che in America ci sono stazioni radiofoniche (le quali non necessariamente trasmettono via web) che danno la possibilità ad aspiranti speaker o a speaker con un po’ di esperienza e qualcosa da dire (o con un progetto da lanciare), di poter “parlare davanti ad un microfono” in orari serali o notturni. In particolare, mi ha stupito il fatto che molti speaker professionisti americani (o divenuti tali) sostenessero che questi “spazi serali o notturni” diventano delle vere e proprie “fucine” o dei “laboratori” che vengono monitorati e controllati costantemente dai più importanti network, alla ricerca del potenziale “fuoriclasse” a cui dare l’opportunità della vita.
Quello che ora mi chiedo, ed anzi, chiedo a voi, è se sia così difficile sperare di poter vedere una realtà di questo tipo anche in Italia. Sia chiaro, non parlo di concorsi, gare o quant’altro, volti a dare al vincitore la possibilità di condurre un programma radiofonico. Intendo delle vere e proprie “palestre” dove farsi le ossa, dove poter essere consigliati in merito a eventuali errori, dove poter costruire un progetto di un format radiofonico, potendolo sottoporre a persone competenti, magari disposte anche a farlo approdare in emittenti di rilievo nel caso in cui esso sia valido.
Tengo a precisare il fatto che non si sta dicendo che a tutti deve essere data la possibilità di far diventare la radio un lavoro e soprattutto è chiaramente innegabile che tutti coloro che fanno gli speaker, pur con grande passione, non siano necessariamente all’altezza di un grande Network. Ciò che mi piacerebbe vedere (e sentire) però, al di là dei corsi, delle prove, delle simulazioni di trasmissione, sono delle radio che diano realmente, in maniera costruttiva, la possibilità a delle nuove voci di sperimentare e di crescere senza abbandonarle a se stesse facendole trasmettere in totale solitudine nel buio di uno stanzino di casa (per quanto la cosa possa sembrare “poetica”).
Forse qualche realtà locale di questo tipo esiste già, ma sarebbe bello che anche qualche radio “di spicco” provasse a sperimentare in questo senso, magari anche solo “riempiendo” buchi notturni, giorni festivi o vacanze estive. Mi rendo conto che non è una pretesa da poco e che i meccanismi sono senz’altro più complessi di quel che sembrano. Però sognare non costa nulla… Cosa ne pensate?
Articolo a cura di Mattia Savioni
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