Quello della pirateria musicale è un dibattito antico come il mondo. Se c'è chi si scaglia contro il download illegale e non vuole sentire ragioni, c'è anche chi comincia a pensare che forse si potrebbe imparare dai siti di torrent e download per risanare l'agonizzante mercato della musica e dell'home video. Il recente studio condotto da OFCOM, l’autorità indipendente per le comunicazioni del Regno Unito, sembra spezzare una lancia a favore di questi ultimi.
Secondo il rapporto, la pirateria digitale è diffusissima nel paese: un cittadino su sei ha usufruito di siti di streaming e/o download illegale, ma soltanto un quarto di questo campione ha dichiarato di servirsi solo ed esclusivamente di questi servizi. Il 12 percento degli utenti del web inglesi, dunque, si serve sia di siti illegali che legali. E non è tutto: lo studio mette in luce che chi scarica illegalmente contenuti dal web investe nella cultura fino a 3 volte di più rispetto a chi non usufruisce di sistemi illegali.
Secondo la OFCOM, dunque, i pirati "ibridi" del web spendono più soldi in musica, tv, concerti, merchandise, dvd e cinema rispetto a chi, invece, non scarica nulla da internet. Inoltre, attribuiscono un valore maggiore alla cultura: il valore "giusto" di un film per loro è 4.92 sterline, contro le 3.74 sterline di chi non si serve dei siti di sharing illegali.
Quali sono le motivazioni alla base di questo fenomeno? Ovviamente, la convenienza gioca un ruolo importante. Ma buona parte degli intervistati ha attribuito un forte peso alla rapidità d'uso, alla vasta reperibilità e alla possibilità di provare i contenuti prima di acquistarli. Alla luce di queste cifre, si può pensare che il modo migliore per combattere la pirateria sia proprio quello di integrarla ai sistemi legali, offrendo ascolti gratuiti di "prova" prima dell'acquisto, oltre a potenziare i sistemi già in atto, che spesso risultano lenti, poco aggiornati e farraginosi. Facile a dirsi, ma le grandi case discografiche riusciranno mai ad entrare in questa mentalità?
http://www.rollingstonemagazine.it/cultura/notizie/i-pirati-del-web-sono-quelli-che-spendono-di-piu-per-la-cultura/60931