Quando qualche settimana fa scrivevamo di aumento esponenziale dei servizi di streaming musicale, non avevamo fatto i conti con tutti i giocatori di questa nuova partita per fare soldi con la musica. Sono passati solo pochi giorni e altri due giganti hanno scelto di esserci.
Per esempio la Apple: da Cupertino progettano qualcosa, forse un servizio radio in partnership con Beats/Daisy, il progetto firmato Jimmy Iovine-Dr.Dre-Trent Reznor che dovrebbe partire la prossima estate.
E poi c’è Google, che nelle ore scorse ha battuto sul tempo la mela morsicata anticipando non una ma due discese in campo: il primo è un servizio streaming gratuito che sfrutterà la piattaforma YouTube, l’altro si rivolgerà agli utenti di Google Play, probabilmente via telefono con sistema operativo Android.
Se siamo cauti è perché non si sa molto nemmeno di questa doppia operazione targata Mountain View: l’unica cosa certa è che vi ha già aderito entusiasticamente la casa discografica Warner, e altre seguiranno.
Davanti a tutta questa abbondanza, anche solo teorica per il momento, di proposte di ascolto in streaming rimaniamo però un po’ perplessi: non è più una questione di prevedere tendenze future, ma di analizzare la situazione attuale.
Quando Google e Apple presenteranno le rispettive alternative per lo streaming sonoro, entreranno in una piazza già molto affollata: come scrivevamo nel pezzo sopra linkato sono già attivi Spotify, Rhapsody, Slacker, Deezer, Pandora, 8Tracks, e in America sono stati lanciati anche Rdio e Muve, con quest’ultimo che fa ascoltare la musica dallo smartphone o dal tablet e il cui uso è abbinato alla bolletta telefonica. E non si può dimenticare Soundcloud.
E allora, non sarà una scena fin troppo satura? Il tutto a fronte di un numero di utenti potenziali ancora molto basso: pensiamo solo alla situazione italiana, fra abitudini e consuetudini dei fissati di musica e la realtà del digital divide che rende difficile una penetrazione omogenea su tutto il territorio geografico nazionale.
Andrà a finire che per non rinunciare a esserci, i pesci grandi(ssimi) cannibalizzeranno quelli più piccoli? Quasi sicuro. E a prescindere da come la pensiate sullo streaming musicale, sarete d’accordo che sarebbe un peccato.
Di Chiara Papaccio http://www.rollingstonemagazine.it/musica/news-musica/streaming-musicale-ormai-e-invasione/