Probabilmente, un argomento che a questo punto dobbiamo trattare più in dettaglio, riguarda il ruolo e l'uso dell'EQ durante il lavoro di missaggio.
A confondere ulteriormente la questione, molte delle linee guida affermatesi nel corso degli anni vengono propagandate dagli esperti come "regole" da infrangere soltanto a proprio rischio e pericolo. Consigli quali "ottenere il giusto suono alla fonte", se esasperati, possono dissuadere un giovane ingegnere del suono dallo sperimentare tecniche di equalizzazione più raffinate, finendo così troppo spesso per non rischiare nulla - a scapito del proprio lavoro e della propria formazione.
Tutto ciò, insieme al fatto che un cattivo uso dell'EQ può effettivamente rovinare un buon suono, ha come conseguenza quella di rendere alcuni produttori discografici davvero paranoici rispetto all'equalizzazione, al punto da trattar male un tecnico che voglia usare l'EQ su un suono già "accettabile", senza rendersi conto di come il tecnico possa avere molte altre importanti ragioni per decidere di usare l'equalizzazione stessa.
L'EQ non è uno strumento intrinsecamente "cattivo" - piuttosto è uno strumento davvero versatile che può avere molti utilizzi diversi dal semplice "giocare con il suono". In effetti, potrebbe sorprendervi scoprire che ci sono tanti, tantissimi usi diversi dell'equalizzazione, e per dimostrarvelo, prenderò in esame sette dei più diffusi (sia in fase di missaggio che di registrazione):
Approfondiremo questi argomenti fra un attimo, ma prima diamo uno sguardo alle varie tipologie di equalizzatori.
Ci sono molti tipi diversi di equalizzatori per svolgere questi lavori. Descrivendoli in un ordine dal più semplice al più sofisticato, troviamo:
Non tutte le console di missaggio hanno questo tipo di filtri. Sui modelli più economici, si assume che questo tipo di operazioni si realizzi utilizzando con attenzione l'EQ principale, il ché è un po' restrittivo (avere un semplice pulsante per tagliare le basse frequenze è molto utile), specie in fase di registrazione.
Purtroppo, i filtri non sono molto adatti a modellare un suono musicale nella direzione desiderata. Ed è qui che entrano in campo gli equalizzatori a scaffale.
Come i filtri, ce ne sono di due tipi: per le basse e per le alte frequenze. Ma, invece di avere controlli sulla frequenza di taglio, hanno controlli di gain. Il gain (guadagno) regola quanto un segnale viene amplificato o viene attenuato. Un equalizzatore shelf sulle alte frequenze in genere comincia ad operare fra gli 8 e i 12 kHz, mentre uno per le basse intorno agli 80-150 Hz. La caratteristica fondamentale di un equalizzatore a scaffale è che (a differenza dei filtri roll-off) amplifica in modo uniforme tutte le frequenze sopra (nel caso di un equalizzatore shelf sulle alte frequenze) o sotto (nel caso di un equalizzatore shelf sulle basse frequenze) un certo valore, con risultati molto più "musicali" rispetti ai filtri. Sono chiamati equalizzatori a scaffale per la forma della loro curva sul grafico della risposta in frequenza.
I pulsanti "Bass" e "Treble" che si vedono su alcuni impianti Hi-Fi, sono in genere equalizzatori shelf con valori prestabiliti e non modificabili.
Alcuni equalizzatori shelf permettono di controllare a quale frequenza cominciano ad operare.
Se ci pensate, potreste aumentare i medi usando un EQ shelf che attenui sia le basse che le alte frequenze - o al contrario, potete abbassare i medi alzando i due estremi. Ma non è un metodo molto soddisfacente, oltre ad essere difficoltoso e lento.
Un equalizzatore sweep serve a risolvere questo tipo di problemi. Con questo tipo di EQ possiamo controllare il gain sulle frequenze intorno a quella selezionata. Ciò permette di amplificare o tagliare facilmente parti definite del segnale. Non è possibile controllare l'ampiezza del range di frequenze su cui interviene l'equalizzazione, ampiezza che varia a seconda dell'EQ stesso. Alcuni costruttori preferiscono un range piuttosto ampio, per un intervento più "musicale", altri preferiscono restringerlo perché sia più utile alla correzione di problemi armonici come le risonanze sulla batteria o altri strumenti.
Gli equalizzatori sweep in genere sono presenti a coppie. Una coppia di questi EQ si trova spesso sulle migliori attrezzature tipo Portastudio (un modello di studio portatile TASCAM, NdT), poiché consentono un buon controllo del suono a un costo relativamente basso. Alcuni costruttori scelgono gamme di frequenze molto diverse in cui possano operare i due EQ, sostenendo che questa soluzione consente un controllo più preciso sul suono. Questo è vero nel caso in cui l'area predefinita o "bandwidth" (ampiezza della banda su cui l'EQ interviene, NdT) degli EQ sia estremamente estesa; se invece quest'ultima è più ristretta, allora è molto più utile che ci possa essere un'ampia sovrapposizione fra i due EQ stessi, in modo da poterli usare entrambi contemporaneamente sulle basse o sulle alte frequenze.
Quando uno o più equalizzatori sweep sono uniti ad una coppia di equalizzatori shelf per il controllo agli estremi delle frequenze basse ed alte, l'insieme viene indicato come equalizzatore semi-parametrico.
Con un equalizzatore parametrico potete controllare la frequenza di intervento, il gain, e soprattutto l'ampiezza di banda (bandwidth). Di solito ci sono quattro di queste unità insieme, e un interruttore sul primo e sull'ultimo EQ permette di usarli come equalizzatori shelf per le basse e le alte frequenze. Naturalmente, sono attrezzature costose.
Per molti strumenti non c'è bisogno di un controllo così fine, e gli equalizzatori shelf vanno già bene. Anche in un contesto professionale, in genere potete riuscire a lavorare bene con equalizzatori semi-parametrici, ammesso che ci siano un paio di EQ completamente parametrici per gli strumenti più problematici. Il limite più evidente di una console con EQ semi-parametrici, dipende dal fatto che la scelta dell'ampiezza di banda fatta dal produttore, può finire per influenzare il sound dell'intero mix, molto più di quanto non succeda con degli EQ parametrici.
Detto ciò, il sound dell'EQ rimane probabilmente la caratteristica che distingue maggiormente una console da un'altra.
La maggior parte degli equalizzatori è basata su circuiti che amplificano o attenuano attivamente le varie frequenze usando delle elettroniche che possono (e spesso succede) introdurre delle "risonanze" udibili nel segnale. Gli equalizzatori passivi invece lavorano attenuando il segnale tramite componenti passivi, non alimentati, come resistenze, condensatori, induttori. Un semplice singolo stadio di amplificazione dopo il circuito di equalizzazione, di solito compensa la perdita di segnale in modo da avere un livello piatto (flat) quando tutti i controlli sono in posizione "centrale". Pertanto, in questo tipo di equalizzatori, quando aumentate una certa frequenza, non la state realmente amplificando, ma le state semplicemente permettendo di passare senza alcuna attenuazione attraverso il circuito passivo. Gli equalizzatori valvolari in genere funzionano proprio in questo modo.
Con questa soluzione, si ottiene in genere un suono molto più morbido. In effetti, molta della "morbidezza" attribuita alla presenza delle valvole, ha in realtà poco a che fare con le valvole stesse, ma è legata alla presenza del circuito passivo.
L'uso dell'equalizzazione
L'equalizzazione - spesso abbreviata in EQ - è fondamentale nei lavori di registrazione e missaggio moderni. Ciònonostante, il suo utilizzo è ancora considerato una specie di "pratica esoterica", al punto che molti tecnici evitano di parlarne nei dettagli, per paura di svelare i "segreti" del proprio lavoro.A confondere ulteriormente la questione, molte delle linee guida affermatesi nel corso degli anni vengono propagandate dagli esperti come "regole" da infrangere soltanto a proprio rischio e pericolo. Consigli quali "ottenere il giusto suono alla fonte", se esasperati, possono dissuadere un giovane ingegnere del suono dallo sperimentare tecniche di equalizzazione più raffinate, finendo così troppo spesso per non rischiare nulla - a scapito del proprio lavoro e della propria formazione.
Tutto ciò, insieme al fatto che un cattivo uso dell'EQ può effettivamente rovinare un buon suono, ha come conseguenza quella di rendere alcuni produttori discografici davvero paranoici rispetto all'equalizzazione, al punto da trattar male un tecnico che voglia usare l'EQ su un suono già "accettabile", senza rendersi conto di come il tecnico possa avere molte altre importanti ragioni per decidere di usare l'equalizzazione stessa.
L'EQ non è uno strumento intrinsecamente "cattivo" - piuttosto è uno strumento davvero versatile che può avere molti utilizzi diversi dal semplice "giocare con il suono". In effetti, potrebbe sorprendervi scoprire che ci sono tanti, tantissimi usi diversi dell'equalizzazione, e per dimostrarvelo, prenderò in esame sette dei più diffusi (sia in fase di missaggio che di registrazione):
- eliminazione del rumore
- riduzione delle armoniche
- miglioramento del suono
- "bong" e "boff"
- posizionamento a distanza
- creare "spazio" nel mix
- livelli automatici nel mix
Approfondiremo questi argomenti fra un attimo, ma prima diamo uno sguardo alle varie tipologie di equalizzatori.
Ci sono molti tipi diversi di equalizzatori per svolgere questi lavori. Descrivendoli in un ordine dal più semplice al più sofisticato, troviamo:
Filtri
Dei semplici filtri sono estremamente utili sia in fase di registrazione che di missaggio. Più precisamente, si parla di "filtri roll-off per le basse (alte) frequenze" (fitro che attenua le basse (alte) frequenze, NdT), o "filtri passa basso (alto)". Possono essere presenti sotto forma di un singolo pulsante per tagliare le frequenze basse, o come due potenziometri con diciture LF e HF. Quando ruotate questi controlli, le basse o le alte vengono tagliate dal segnale. La frequenze di taglio dipende dalla posizione del controllo stesso. Non si può controllare la curva del taglio (che è fissa); tale valore dovrebbe essere specificato sul manuale del software o della console, con una descrizione tipo "6 dB per ottava" o "12 dB per ottava".Non tutte le console di missaggio hanno questo tipo di filtri. Sui modelli più economici, si assume che questo tipo di operazioni si realizzi utilizzando con attenzione l'EQ principale, il ché è un po' restrittivo (avere un semplice pulsante per tagliare le basse frequenze è molto utile), specie in fase di registrazione.
Equalizzatori a scaffale (shelf)
I filtri appena descritti non permettono di aumentare o diminuire le basse o le alte frequenze, ma semplicemente le tagliano. Sono quindi utili per eliminare suoni indesiderati al di fuori del range di frequenze dello strumento (vedi l'articolo sull'eliminazione del rumore con l'EQ).Purtroppo, i filtri non sono molto adatti a modellare un suono musicale nella direzione desiderata. Ed è qui che entrano in campo gli equalizzatori a scaffale.
Come i filtri, ce ne sono di due tipi: per le basse e per le alte frequenze. Ma, invece di avere controlli sulla frequenza di taglio, hanno controlli di gain. Il gain (guadagno) regola quanto un segnale viene amplificato o viene attenuato. Un equalizzatore shelf sulle alte frequenze in genere comincia ad operare fra gli 8 e i 12 kHz, mentre uno per le basse intorno agli 80-150 Hz. La caratteristica fondamentale di un equalizzatore a scaffale è che (a differenza dei filtri roll-off) amplifica in modo uniforme tutte le frequenze sopra (nel caso di un equalizzatore shelf sulle alte frequenze) o sotto (nel caso di un equalizzatore shelf sulle basse frequenze) un certo valore, con risultati molto più "musicali" rispetti ai filtri. Sono chiamati equalizzatori a scaffale per la forma della loro curva sul grafico della risposta in frequenza.
I pulsanti "Bass" e "Treble" che si vedono su alcuni impianti Hi-Fi, sono in genere equalizzatori shelf con valori prestabiliti e non modificabili.
Alcuni equalizzatori shelf permettono di controllare a quale frequenza cominciano ad operare.
Equalizzatori sweep
Il problema principale, sia con i filtri che con gli equalizzatori a scaffale, è che sono davvero utili solo agli estremi del range di frequenze. E per le frequenze medie?Se ci pensate, potreste aumentare i medi usando un EQ shelf che attenui sia le basse che le alte frequenze - o al contrario, potete abbassare i medi alzando i due estremi. Ma non è un metodo molto soddisfacente, oltre ad essere difficoltoso e lento.
Un equalizzatore sweep serve a risolvere questo tipo di problemi. Con questo tipo di EQ possiamo controllare il gain sulle frequenze intorno a quella selezionata. Ciò permette di amplificare o tagliare facilmente parti definite del segnale. Non è possibile controllare l'ampiezza del range di frequenze su cui interviene l'equalizzazione, ampiezza che varia a seconda dell'EQ stesso. Alcuni costruttori preferiscono un range piuttosto ampio, per un intervento più "musicale", altri preferiscono restringerlo perché sia più utile alla correzione di problemi armonici come le risonanze sulla batteria o altri strumenti.
Gli equalizzatori sweep in genere sono presenti a coppie. Una coppia di questi EQ si trova spesso sulle migliori attrezzature tipo Portastudio (un modello di studio portatile TASCAM, NdT), poiché consentono un buon controllo del suono a un costo relativamente basso. Alcuni costruttori scelgono gamme di frequenze molto diverse in cui possano operare i due EQ, sostenendo che questa soluzione consente un controllo più preciso sul suono. Questo è vero nel caso in cui l'area predefinita o "bandwidth" (ampiezza della banda su cui l'EQ interviene, NdT) degli EQ sia estremamente estesa; se invece quest'ultima è più ristretta, allora è molto più utile che ci possa essere un'ampia sovrapposizione fra i due EQ stessi, in modo da poterli usare entrambi contemporaneamente sulle basse o sulle alte frequenze.
Equalizzatori semi-parametrici
Perché gli equalizzatori sweep siano più efficaci, a volte sono forniti di un singolo pulsante che modifica la "bandwidth" o l'area predefinita su cui intervengono.Quando uno o più equalizzatori sweep sono uniti ad una coppia di equalizzatori shelf per il controllo agli estremi delle frequenze basse ed alte, l'insieme viene indicato come equalizzatore semi-parametrico.
Equalizzatori parametrici
Sui migliori banchi da missaggio, trovate in genere l'equalizzazione completamente parametrica.Con un equalizzatore parametrico potete controllare la frequenza di intervento, il gain, e soprattutto l'ampiezza di banda (bandwidth). Di solito ci sono quattro di queste unità insieme, e un interruttore sul primo e sull'ultimo EQ permette di usarli come equalizzatori shelf per le basse e le alte frequenze. Naturalmente, sono attrezzature costose.
Per molti strumenti non c'è bisogno di un controllo così fine, e gli equalizzatori shelf vanno già bene. Anche in un contesto professionale, in genere potete riuscire a lavorare bene con equalizzatori semi-parametrici, ammesso che ci siano un paio di EQ completamente parametrici per gli strumenti più problematici. Il limite più evidente di una console con EQ semi-parametrici, dipende dal fatto che la scelta dell'ampiezza di banda fatta dal produttore, può finire per influenzare il sound dell'intero mix, molto più di quanto non succeda con degli EQ parametrici.
Detto ciò, il sound dell'EQ rimane probabilmente la caratteristica che distingue maggiormente una console da un'altra.
Equalizzatori grafici
Questi equalizzatori risultano spesso superflui. Sono più adatti a risolvere situazioni in cui siano presenti tutta una serie di piccoli artefatti nel suono - come l'equalizzazione dei monitor dello studio, o i piccoli ritocchi di equalizzazione su un mix in fase di mastering per un CD o un'altra pubblicazione dedicata al grande pubblico. Sono decisamente meno adatti se è richiesta un equalizzazione "più generica", come quando si lavora sui suoni dei singoli strumenti di un mix - anche se va detto che in certi casi particolarmente difficoltosi può essere necessario ricorrere ad un equalizzatore grafico per risolvere il problema.Equalizzatori passivi e valvolari
Vale la pena accennare brevemente anche agli equalizzatori valvolari.La maggior parte degli equalizzatori è basata su circuiti che amplificano o attenuano attivamente le varie frequenze usando delle elettroniche che possono (e spesso succede) introdurre delle "risonanze" udibili nel segnale. Gli equalizzatori passivi invece lavorano attenuando il segnale tramite componenti passivi, non alimentati, come resistenze, condensatori, induttori. Un semplice singolo stadio di amplificazione dopo il circuito di equalizzazione, di solito compensa la perdita di segnale in modo da avere un livello piatto (flat) quando tutti i controlli sono in posizione "centrale". Pertanto, in questo tipo di equalizzatori, quando aumentate una certa frequenza, non la state realmente amplificando, ma le state semplicemente permettendo di passare senza alcuna attenuazione attraverso il circuito passivo. Gli equalizzatori valvolari in genere funzionano proprio in questo modo.
Con questa soluzione, si ottiene in genere un suono molto più morbido. In effetti, molta della "morbidezza" attribuita alla presenza delle valvole, ha in realtà poco a che fare con le valvole stesse, ma è legata alla presenza del circuito passivo.