Immaginate la scena: il vostro dj preferito sale in consolle, voi avete solo voglia di scatenarvi in pista… ma non si può: ballare è illegale. E non parliamo di un Paese fondamentalista ma del civilissimo Giappone.
Tutto vero: esiste (ancora per poco) una legge, assurdamente anacronistica, che di fatto rende illegale l’intera scena club giapponese. In cosa consiste? Fin dal 1948 una legge sui locali di divertimento destinati al pubblico adulto, conosciuta popolarmente come fueiho, tratta questi locali come posti di dubbia moralità che necessitano un controllo costante. E questo in effetti nel 1948 poteva avere un senso: durante l’occupazione postbellica americana, le discoteche erano posti dove trovare un “certo tipo” di compagnia per passare la notte. I tempi sono cambiati ma per decenni la legge è rimasta lì.
La fueiho detta le sue regole assurde anche in città famose per la scena notturna come Tokyo e Osaka. I club, ad esempio, possono essere aperti solo in zone specifiche della città e ci vuole una licenza apposita; la pista deve essere di almeno 66 metri quadri di spazio senza ostacoli e soprattutto, non è permesso stare aperti oltre mezzanotte (fino all’una solo in alcuni casi). Con regole così rigide molti hanno scelto di aprire locali senza la “licenza discoteca” e di provare lo stesso a far ballare i clienti, una chiara sfida all’autorità.
In passato ci sono stati blitz della polizia in alcuni locali colpevoli di “incoraggiare i clienti alla danza” ma, in realtà, erano un pretesto per retate legate alla droga o criminalità di altro tipo. La musica è cambiata nel 2010, quando, a Osaka, uno studente universitario è morto in una rissa nel quartiere notturno di Amerikamura. L’opinione pubblica si è spaccata, i club sono stati messi sotto accusa e il Paese ha sperimentato una demonizzazione della cultura dance davvero durissima.
La cosa davvero incredibile è che a causa della fueiho il ballo è scoraggiato ovunque e la libertà di ballare ha limitazioni serie. Ad esempio, nelle scuole è vietato agli studenti di esercitarsi nel ballo senza la presenza di un istruttore qualificato.
La buona notizia è che ci sono attivisti che si battono per cambiare le cose, e, forse, ci sono quasi riusciti. DJ e proprietari di club si sono uniti per evitare che la scena cada a pezzi. La campagna da loro intrapresa nel 2012 si chiama Let’s Dance ed è cominciata come una petizione, con l’obiettivo di raccogliere 100.000 firme da presentare al governo per cambiare la fueiho: ne sono state raccolte 160.000.
top-dj-legge-anti-ballo
Immaginate la scena: il vostro dj preferito sale in consolle, voi avete solo voglia di scatenarvi in pista… ma non si può: ballare è illegale. E non parliamo di un Paese fondamentalista ma del civilissimo Giappone.
Tutto vero: esiste (ancora per poco) una legge, assurdamente anacronistica, che di fatto rende illegale l’intera scena club giapponese. In cosa consiste? Fin dal 1948 una legge sui locali di divertimento destinati al pubblico adulto, conosciuta popolarmente come fueiho, tratta questi locali come posti di dubbia moralità che necessitano un controllo costante. E questo in effetti nel 1948 poteva avere un senso: durante l’occupazione postbellica americana, le discoteche erano posti dove trovare un “certo tipo” di compagnia per passare la notte. I tempi sono cambiati ma per decenni la legge è rimasta lì.
La fueiho detta le sue regole assurde anche in città famose per la scena notturna come Tokyo e Osaka. I club, ad esempio, possono essere aperti solo in zone specifiche della città e ci vuole una licenza apposita; la pista deve essere di almeno 66 metri quadri di spazio senza ostacoli e soprattutto, non è permesso stare aperti oltre mezzanotte (fino all’una solo in alcuni casi). Con regole così rigide molti hanno scelto di aprire locali senza la “licenza discoteca” e di provare lo stesso a far ballare i clienti, una chiara sfida all’autorità.
In passato ci sono stati blitz della polizia in alcuni locali colpevoli di “incoraggiare i clienti alla danza” ma, in realtà, erano un pretesto per retate legate alla droga o criminalità di altro tipo. La musica è cambiata nel 2010, quando, a Osaka, uno studente universitario è morto in una rissa nel quartiere notturno di Amerikamura. L’opinione pubblica si è spaccata, i club sono stati messi sotto accusa e il Paese ha sperimentato una demonizzazione della cultura dance davvero durissima.
La cosa davvero incredibile è che a causa della fueiho il ballo è scoraggiato ovunque e la libertà di ballare ha limitazioni serie. Ad esempio, nelle scuole è vietato agli studenti di esercitarsi nel ballo senza la presenza di un istruttore qualificato.
La buona notizia è che ci sono attivisti che si battono per cambiare le cose, e, forse, ci sono quasi riusciti. DJ e proprietari di club si sono uniti per evitare che la scena cada a pezzi. La campagna da loro intrapresa nel 2012 si chiama Let’s Dance ed è cominciata come una petizione, con l’obiettivo di raccogliere 100.000 firme da presentare al governo per cambiare la fueiho: ne sono state raccolte 160.000.
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Inaspettatamente, Let’s Dance ha ottenuto il supporto di Cool Japan, un programma del governo giapponese il cui scopo è promuovere nel mondo la cultura e la cretività nipponica. Normalmente, Cool Japan promuove cose come la cultura pop e gli anime. Ma per fortuna ha capito la necessità di proteggere la cultura dei club. E ha iniziato a fare pressione politica.
Del resto una legge così restrittiva rischierebbe di compromettere l’immagine giapponese agli occhi del mondo. Se si considera che Tokyo ospiterà le Olimpiadi estive nel 2020, come potrebbe conciliare l’afflusso turistico globale con una situazione così arretrata?
Ma le cose, per fortuna, stanno cambiando. In ottobre un emendamento della fueiho ha, di fatto, rimosso ogni proibizione al ballo e ha riclassificato le discoteche sotto una nuova categoria, le cui regole sono ancora in gran parte da definirsi.
Sembra però che le restrizioni sul quartiere, sulle dimensioni e soprattutto sull’orario di chiusura saranno rimosse. Ci siamo quasi.
A noi non resta che augurarci che sia vero e che in Giappone la libertà di ballare (e suonare tutta la notte!) sia garantita davvero a tutti. Let’s dance!